CHIUSE LE INDAGINI SUL “CHIRURGO DEL PAPA”

Sergio Alfieri, noto come il “chirurgo del Papa” perché ha operato Papa Francesco al colon, rischia il processo per il caso scoppiato nel febbraio dell’anno scorso. La procura di Roma, infatti, ha chiuso le indagini che erano state aperte per fare chiarezza sull’assenteismo del medico in servizio al policlinico Gemelli. Il reato di cui è stato accusato è falso, perché non sarebbe stato in sala operatoria, nonostante gli attestati di presenza indicassero il contrario.



L’inchiesta partì dalla denuncia di una paziente, secondo cui Alfieri non era tra i medici che l’avevano operata, eppure risultava presente nei registri dell’ospedale. Quell’esposto finì in procura, sul tavolo della pm Alessia Miele che si è occupata del caso insieme ai carabinieri del Nas.

Come riportato da Repubblica, dalle verifiche effettuate sul cellulare del luminare di chirurgia emerse che in 29 occasioni Alfieri era al mare o altrove, quindi non in sala operatoria. Ad esempio, il 25 agosto 2022 risultava presente tra le 18 e le 19 a lavoro, però le celle del suo cellulare erano agganciate a Castiglione della Pescaia, che si trova a 200 chilometri di distanza dall’ospedale.



SERGIO ALFIERI, COINVOLTI SEI COLLEGHI

Dalle indagini è emerso anche che in altre occasioni il professor Sergio Alfieri era ad un convegno, altre volte in aereo. I pm hanno, quindi, concluso che non solo non si trovava a lavoro in quelle circostanze, a differenza di quanto formalmente dichiarato, ma non poteva fare ciò senza l’aiuto di altri colleghi, che per questo motivo sono stati iscritti nel registro degli indagati. Si tratta, come evidenziato dal Corriere della Sera di Fausto Rosa, Davide De Sio, Valerio Papa, Claudio Fiorillo, Roberta Menghi e Fabio Longo, che dovranno quindi difendersi dalle accuse mosse dalla procura capitolina.



Per quanto riguarda la prospettiva di un processo, il legale di Sergio Alfieri in una nota ha precisato che è stato ricevuto solo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Quindi, l’avvocato Carlo Bonzano ha richiesto la copia integrale degli atti dell’inchiesta, che non è ancora stata ricevuta. Inoltre, ha ricordato che la notifica della conclusione delle indagini «non esprime alcuna decisione circa l’esito del procedimento». Il legale del chirurgo ha concluso dicendosi pronto al confronto con l’autorità giudiziaria, ribadendo «che il professor Alfieri e la sua equipe non abbiano mai commesso alcun falso».