Sergio Galeotti è stato compagno di vita e di affari di Giorgio Armani. Nato nel 1945 a Pietrasanta, Galeotti frequenta l’Università di Carrara e si laurea in architettura. Nel 1966, a Forte dei Marmi, conosce Giorgio Armani, 11 anni più di lui: “Amore è un termine troppo riduttivo. Era una grande complicità, nei confronti della vita e del resto del mondo”, ha detto lo stilista nel 2000 al mensile americano “Vanity Fair”. I due diventano partner anche in ambito lavorativo: vendono le loro Volkswagen e con i soldi ricavati affittano due stanze in corso Venezia, a Milano.
Nel 1975 Armani e Galeotti fondano la Armani Spa. In una vecchia intervista a “Repubblica“, Giorgio Armani ha così descritto l’inizio dell’avventura con Galeotti nel mondo della moda: “Quando siamo partiti, io non ero uno stilista e lui non era un manager. Ma si è applicato, con ostinazione, con testardaggine, fino a diventare un personaggio creativo in questo mondo. È stata sua l’ idea di fare una struttura tutta nuova, senza produzione, ma solo ideazione e, in qualche caso, vendita”.
Sergio Galeotti: al fianco di Giorgio Armani nella vita privata e nel lavoro
Sergio Galeotti è morto il 13 agosto 1985 a Milano, stroncato da un collasso cardiaco è morto. L’architetto, 40 anni, era stato colpito da una grave forma di leucemia fulminante, come comunicato da un portavoce della società. Galeotti era stato curato anche all’estero: a Parigi, all’Istituto Pasteur, e a New York. Il giorno dopo la morte di Galeotti, Armani disse: “Senza Sergio probabilmente non saremmo qui. Fin dall’inizio si è dimostrato un talent scout eccezionale. Di Sergio oltre l’immaginazione, la grinta, il coraggio e la fantasia, mi hanno sempre colpito la straordinaria pulizia interna, il rigore, l’onestà, il fascino e il rispetto per gli altri“. Dopo la morte del compagno, Giorgio Armani ha pensato addirittura di lasciare l’attività: “Ma poi realizzai che abbandonare avrebbe significato rinunciare a tutte le speranze che Sergio aveva messo nel nostro lavoro. Mi feci forza. Riuscii in qualche modo a tirare avanti, facendomi forte di questo momento”, ha raccontato a Vanity Fair. E ha concluso: “Tutto quello che ho fatto nel lavoro l’ho fatto per Sergio. E Sergio ha fatto tutto per me”.