Considerato uno dei più grandi maestri degli effetti speciali del cinema italiano, Sergio Stivaletti si è raccontato a 360° ai microfoni di QN. Il regista è attualmente impegnato sul set dell’ultimo film di Dario Argento, ma ha in cantiere altri progetti estremamente rilevanti: parliamo del nuovo lungometraggio di Pupi Avati e degli altri due capitoli della trilogia di Diabolik dei Manetti Bros.
Sergio Stivaletti ha ricordato di essersi innamorato del cinema da giovanissimo, quando marinava la scuola per andare a vedere alcuni film di fantascienza, mentre il legame con il mondo horror è nato grazie ai film di Dario Argento. E l’incontro con il re del terrore risale al 1985, per il film Phenomena: «Ero stato chiamato sul set per realizzare dei cadaveri finti, piccole cose, ma mi feci avanti e proposi questo personaggio affetto dalla sindrome di Patau, una differenza di un cromosoma che provoca deformità». Il progetto piacque a Dario Argento e da lì nacque una proficua collaborazione…
SERGIO STIVALETTI, IL MAESTRO DEGLI EFFETTI SPECIALI
Sergio Stivaletti ha parlato a lungo della sua arte, un lavoro che comprende una gamma vastissima di realizzazioni e che necessita di tanti materiali, tutti diversi a seconda delle fasi e degli effetti da creare. E lui è uno di quelli in grado di fare davvero paura sul grande schermo: «Tanti registi e scrittori hanno cercato di definire la paura. E’ il contesto che determina le emozioni trasmesse da effetto speciale: un lupo mannaro che passeggia al guinzaglio non spaventa nessuno, è solo un cane un po’ strano, così come uno zombie che arranca non è molto diverso da un malato o da un ubriaco. La paura è un insieme di sensazioni». Sergio Stivaletti ha anche parlato di cosa ha paura oggi: «Certo non dei mostri o degli effetti che realizziamo. Semmai, temo di intraprendere viaggi sconosciuti, compreso quello finale che non nomino neanche (ride, ndr)».