SERIE A: LA 6^ GIORNATA

Sesta di Serie A. Lo Spezia, ancora una volta, mostra di avere idee di gioco e anche un forte carattere. Però, come contro i Gobbi, perde una partita equilibrata. Questo significa: a novembre via Thiago Motta, a dicembre valige pronte per il trasferimento in B.
Come sempre, se una squadra gioca bene ma perde cosa le succederà nelle giornate storte, capitano sempre, in cui giocherà male?
I casciavit hanno invece mostrato la loro forza mentale e la predestinazione, da favoriti, alla lotta scudetto. Nel golfo ligure/toscano non hanno giocato bene, il centrocampo non ha macinato gioco, però hanno vinto recuperando la partita nel momento più difficile perché lo Spezia li aveva raggiunti a poco dalla fine. Ha segnato il rappresentante della terza generazione dei Maldini, mi immagino i peana dei tifosi milanisti che lo vedono lanciato nelle gloriose imprese del nonno e del padre. Comunque delle pretendenti lo scudetto, i rossoneri hanno già sconfitto la Lazio e pareggiato in casa Juve e, se tanto mi da tanto…



I bauscia, viceversa, hanno buttato l’occasione per battere una rivale alla corsa scudetto e tenersi agganciati ai cuginastri. Il pareggio di San Siro è stato il giusto risultato di una gara apparsa bella per gli errori dei protagonisti. Handanovic che si butta in ritardo su un tiro da venti metri di Malinovskyi e ne respinge male un altro permettendo alla Dea di finire il primo tempo in vantaggio. Da incorniciare la rete di Lautaro: cross di Barella, l’argentino anticipa tutti e spedisce al volo la palla all’incrocio dei pali. Era l’uno a zero dopo pochi minuti. A pareggiare Handa ci ha pensato Demiral, nella ripresa. Dzeko gli è sfuggito da tutte le parti e segnato i n più l’atalantino ha causato un rigore a poco dal termine che se Dimarco, comunque fra i migliori in campo, non avesse cercato di abbattere la traversa avrebbe consegnato i tre punti ai nerazzurri.



Tutti affermano che la partita sia stata ottima e spettacolare perché finita con quattro reti. Io sono convinto che ogni rete, nel calcio, sia principalmente frutto dell’errore di qualcuno e imponga agli allenatori l’obbligo di analizzare come sia potuto accadere. La Beneamata ha recuperato perché ha la panchina più forte di quella dell’Atalanta, e perché Gasperini ha sbagliato tutti i cambi. I bergamaschi sono migliori nel gioco di squadra ma l’Inter ha un numero maggiore di individualità e più capacità di tenuta alla distanza.

Napoli e Milan sono lanciate in questa Sere A, tutte le altre non possono più buttare punti. Infatti non li ha persi la Juve che ha fatto un buon allenamento con la Samp. La situazione si è fatta pericolosa, quando i bianconeri cominciano a vincere nessuno li tiene più. I blucerchiati tutto quello che avevano in tasca lo hanno giocato tre giornate fa contro l’Inter. Tutto il resto è stata fuffa, hanno un attacco vecchio e impresentabile. Per non parlare del centrocampo, surclassato da quello juventino anche in velocità, nonostante Locatelli & c. non siano fulmini di guerra. La notizia importante, per i torinesi e solo per loro, è che Dybala è tornato. In questa giornata di Serie A le gobbentruppen hanno rosicchiato due punti all’Inter e alla Roma, attenzione!



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Sarri ha sconfitto Mourinho. Detto così pare una barzelletta. I due allenatori non sono paragonabili. Mou è uno dei più grandi dai tempi del calcio fiorentino, Sarri un mestierante che ha buttato almeno un campionato col Napoli e rischiato di perderne uno con la Juve. Il portoghese un inventore di calcio, il primo ad adottare stabilmente il 4-2-3-1 perché organizza il gioco in base ai giocatori disponibili, il toscano gioca da sempre con il 4-3-3 sperando che i calciatori imparino ad adattarsi. Eppure la Lazio ha piegato la Maggica. I biancocelesti hanno mostrato di avere più fame di risultato, sono entrati in partita subito, in venti minuti il derby era loro poi è stato solo necessario tenere sotto controllo la situazione. La Roma, tolta la fase iniziale, si è mostrata squadra tosta che fino al termine ha rincorso il pareggio ma, come era già successo a Verona, ha dato l’impressione di andare in difficoltà contro squadre che ripartono velocemente. Rimane però un passo avanti rispetto alla Lazio, nella rincorsa alla Champions.

Ossequi ai capo classifica di Serie A e a Spalletti, l’allenatore che fino alla primavera è una garanzia. Contro il Cagliari, squadra del corregionale e coperdente Mazzarri, si è subito visto che la differenza fra le due squadre, specialmente nella trazione del centrocampo era enorme. I vesuviani sono in un periodo di grande spolvero, di enorme grazia e non potevano essere i rossoblu l’ostacolo insormontabile. Dieci minuti e già Osimhen era andato a rete. Grande regia di Fabian Ruiz con Anguissa che, in mezzo al campo, interrompeva ogni velleità isolana e creava con Osimhen una catena d’attacco difficilmente contenibile. I rossoblu, intelligentemente, hanno continuato a giocare per difendere lo svantaggio minimo e rimanere in partita sperando in un minore strapotere fisico napoletano nell’ultimo quarto di gara. D’altra parte se una squadra ti è superiore e ti sta surclassando, è meglio star coperti perché se cerchi di giocare alla pari rischi un’imbarcata con cappotto annesso.

Chinati giunco finché non passa la piena (calati junco ca passa la china), dice un proverbio siciliano che anticipa e riassume efficacemente il concetto di resilienza. La cosa diventa antipatica se di fronte ti trovi un attaccante straripante come Osimhen in giornata positiva. È parso un Lukaku meno potente ma più scattante ,capace di difendere ad oltranza la palla, per fermarlo non si può che abbatterlo. Così ha fatto Godin nell’area cagliaritana: rigore trasformato da Insigne, due a zero e buonanotte. Il Napoli, a punteggio pieno, ,è primo in classifica in Serie A da solo.