SERIE A: NIENTE TASSE DIMEZZATE PER I BIG STRANIERI
Vera doccia fredda per i club della Serie A a chiusura di un 2020 già di per sé drammatico: nella giornata di ieri con una circolare, l’Agenzia delle Entrate ha definito che il Decreto Crescita nel mondo del calcio non potrà essere applicato finché non verrà emesso il decreto attuativo. Ovvero, detto in soldoni: niente più tassazione agevolata per favorire l’offerta di ingaggi più alti e soprattutto per pagare meno tasse sugli stipendi dei giocatori “impatriati” (ingaggiati dall’estero dopo almeno due anni di residenza fiscale fuori dal Paese) e tesserati nel 2019. Un buco nella normale burocrazia che ora metterebbe nei guai seri alcuni grandi club della Serie A nei confronti dell’Erario. Ma facciamo un passo indietro e andiamo a spiegare passo per passo questa intricata vicenda, che deve venir al più presto risolta. Come abbiamo detto prima, è stato solo nella giornata di ieri che l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti interpretativi sull’ambito dell’applicazione del regime fiscale agevolato (previsto dal Decreto Legislativo del 14/09/2015) per i lavoratori stranieri rimpatriati in Italia, che nell’aprile del 2019 era stato esteso anche agli sportivi professionisti (che avrebbero spostato nel paese la residenza fiscale), tramite il Decreto Crescita. La norma aveva di fatto posto in posizione di vantaggio dal punto di vista fiscale, le società sportive italiane, che nella sessione estiva di calciomercato, hanno potuto tesserare alcuni big più richiesti nel panorama europeo, grazie alla possibilità di offrire ingaggi netti più alti a parità di ingaggio lordo: è stato il caso di De Ligt della Juventus e di Eriksen dell’Inter ma anche di Ibrahimovic e Lukaku e molti altri.
SERIE A: GUAI CON L’ERARIO, MANCA IL DECRETO ATTUATIVO
Purtroppo però la burocrazia italiana si è dimostrata ancora una volta fallace. Come ha chiarito ieri l’Agenzia delle Entrate, il beneficio chiarito prima e fissato dal Decreto Crescita dell’aprile 2019, non potrebbe venir ora attuato, poiché manca un passaggio formale, perso dalle autorità. Per la precisione leggiamo nella circolare: “ai richiamati soggetti (gli atleti professionisti) non può essere riconosciuto il regime agevolato previsto nell’articolo 16 comma 5-quater (quello modificato dal Decreto Crescita) in esame finché non sarà adottato il d.p.c.m. di cui al successivo comma 5-quinquies del medesimo articolo 16”. Manca dunque un passaggio formale di fondamentale importanza: come dunque correre ora ai ripari? Gli scenari che si presentano ora sono due: il primo prevede che l’esecutivo Conte (già di per sè vulnerabile nelle ultime settimane) si muova in tempi rapidissimi per riparare alla mancanza e dirami il dpcm attuativo che permetterà ai club di godere della tassazione agevolata già prevista con il Decreto Crescita dell’aprile 2019. Il secondo scenario, di certo non auspicabile, è quello in cui l’Agenzia delle Entrate, non avendo tra le mani in tempo utile il dpcm attuativo, chiederà conto alle varie società, che hanno dunque finora beneficiato della tassazione agevolata (non applicabile però) e che hanno finora pagato all’Erario circa la metà delle tasse dovute per legge (e non certo per loro errore). Il tempo a disposizione però è davvero poco e il rischio che i vari Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo e Lukaku ora vengano a costare davvero troppo per i bilanci (già disastrati per la pandemia) dei club della Serie A.