Siamo alla giornata 26 della Serie A, la massime serie di calcio italiana. Le tre di testa, finalmente, giocano nel medesimo giorno. Un giudizio chiaro esce da questa giornata: la Juventus per vincere può solo sperare che Vlahovic sia in piena forma, altrimenti, come successo col Frosinone, può essere messa sotto nel gioco da molte squadre di serie A. Giocatori come Kostic e Locatelli non sono da squadra che vuole vincere il campionato. Il gioco scorre lento, se i gobbi sono la seconda forza del campionato si comprende quanto sia scaduto di livello. I ciociari, all’Allianz, sono riusciti anche ad andare di rimonta in vantaggio; il popolo bianconero sugli spalti ha iniziato a rumoreggiare e fischiare, era l’unico modo per trovare la giustificazione ai soldi spesi ed al freddo che stava sopportando. La Juve si è adagiata sul vantaggio lasciando il gioco in mano agli avversari, pareva che il minimo vantaggio fosse sufficiente. Ma anche dopo aver subito la rimonta e raggiunto il pareggio non c’è stata una zebra arrembante, anzi per lunghi periodi è stato il Frosinone ad avanzare con i bianconeri che aspettavano gli errori degli avversari per ripartire. La differenza si è vista solo nel finale, la fisicità e la diversità tecnica dei panchinari subentranti è stata netta fra le due squadre. Però solo al minuto 95, di corto muso e grande lato B specialmente, le scalcinate gobbentruppen hanno potuto mettere a terra gli sfortunati avversari che se imprecheranno pesantemente alla sfiga saranno più che giustificati.



Anche i Campioni d’Italia sono stati chiamati a giocare lo stesso giorno delle “vettaiole”. Partita noiosissima, né il Cagliari che pure aveva bisogno di punti salvezza, né il Napoli che oramai è concentrato sulla partita di Champions a Barcellona hanno fatto alcunché per portarsi a casa i tre punti. Solo un evento o un tiro casuale avrebbe potuto smuovere l’inerzia dell’incontro. Ciò è avvenuto al minuto 66 su errore difensivo degli isolani, cross di Raspadori e Osimhen non ha potuto esimersi dal segnare. Poi, a porte invertite, cavolata difensiva di Juan Jesus e Luvumbo ha pareggiato facendo sperare al Cagliari di salvarsi.



La capolista è scesa a Lecce imbottita di speranza e riserve. All’ultimo si è aggiunta la febbre di Sommer, lo capisco, giocare al freddo senza mai ricevere tiri che lo impegnino e lo facciano muovere, può provocare mal di testa e influenza, auguri! Ma se i riservisti sono come Asllani non c’è trippa per gatti. Il Lecce è partito coraggiosamente in avanti ma, al quarto d’ora, grande verticalizzazione dell’albanese per Lautaro che ha segnato il suo centesimo gol in serie A. Grande Sanchez poi per la seconda rete, il suo tocco a Frattesi è stato puro spettacolo. Ottimo sparring partner il Lecce che ha dato quanto poteva, l’Inter è troppo per lei. Ha segnato ancora Lautaro, imboccato da un poderoso contropiede di Frattesi, pareva “la carica del gol n. 101”. In Inter vs Lecce non si è per niente sentita l’assenza dei titolari: cosa avrebbero potuto fare di più visto che è arrivata anche la quarta rete?



Sono partiti a razzo i casciavit, dopo due minuti Leao aveva già trafitto, con un’azione tutta potenza, la difesa bergamasca. Il Milan e la Dea sono due squadre che corrono molto e forti dalla cintola di centrocampo in su, pertanto assicurano spettacolo. Dopo la rete iniziale rossonera, l’Atalanta ha cominciato a macinare il proprio gioco creando diversi pericoli davanti a Maignan. Ad essi rispondeva il Milan con ottime ripartenze e con un gioco molto aggressivo che non permetteva ai nerazzurri di organizzare con continuità linee di passaggio. Dopo la sfuriata atalantina per tentare il recupero dello svantaggio il Milan ha preso in mano la partita fino a pochi minuti dalla fine del primo tempo quando un’ingenuità di Giroud ha regalato rigore e pareggio ai bergamaschi. Sempre così, quando gli attaccanti rientrano per difendere divengono pericolosi per… la propria squadra. Nella ripresa i rossoneri hanno mostrato, specialmente con Leao, molta più volontà di vittoria e continuità, la Dea ha giocato a sprazzi. Nonostante l’inserimento di Scamacca per tenere più alta la squadra, i bergamaschi hanno sofferto il gioco milanista che, con tre giocatori in linea, occupava con stabile supremazia il centrocampo. La squadra di Gasperini stava arroccata in area a difesa del fortino, i milanisti parevano un gruppo di indiani all’attacco per espugnarlo. Ci sarebbe voluta un po’ di… juventite e sarebbe stata fatta, ma non è arrivata e la divisione dei punti fa un po’ venire il magone ai diavoli rossoneri.

La Magica giocherà nel “post-post”. La Roma dovrà assolutamente battere il Torino per sperare nel quinto posto che potrebbe portarla in Champions. Non sarà un match facile, dipende dalla giornata di Lukaku e Dybala, però si sa: “daje e daje pure lì piccioni si fanno quaje“.