Anche la 29ª giornata di Serie A se n’è andata. Lo scontro scudetto, inedito per il campionato, fra la Dea e i Bauscia è iniziato con un botto di quest’ultimi che, con una magnifica azione della Thula, hanno portato Thuram di fronte a Carnesecchi. Finta, tocco, palla sul palo interno. Rete buttata, ma quanta sfiga! Sarebbe stato un gol da raccontare ai nipoti. Che gli dèi del calcio propendano per i bergamaschi? Pota!
Nel primo tempo Retegui è stato annullato da Acerbi e, fino a che è rimasto in campo, i quinti dell’Inter hanno toccato poche palle. Pasalic e Chala si sono annullati a vicenda, rendendo la partita molto bloccata. Si è sbloccata al minuto 54: angolo di Chala, capocciata di Carlos Augusto e 0-1. Poi la gara è proseguita a centrocampo fino a che Lautaro ha deciso di chiuderla: 0-2. Dominio finale dell’Inter, con i milanesi che hanno buttato al vento almeno tre occasioni.
Troppo forte la Beneamata per l’Atalanta. Quella di stasera potrebbe essere la svolta del campionato: l’Inter ha mostrato una compattezza e una capacità di creare occasioni che nessun’altra squadra italiana può pareggiare. Ora il Napoli è a 3 punti e i bergamaschi a 6.
Il Milan? I casciavit, per 50 minuti, hanno subito dal Como il torello. Sotto di una rete, ne hanno subita una seconda annullata dal VAR per supposto fuorigioco. Pareva che i rossoneri fossero in campo solo per prepararsi ai derby di Coppa Italia. Non c’era un reparto che funzionasse e la difesa, non protetta da Fofana, unico interditore decente, era in ambasce.
Il Como maramaldeggiava, esibendo un elegante palleggio, e solo la buona giornata di Maignan ha tenuto vivo il Diavolo. Poi, un po’ per fortuna, un po’ perché i lariani hanno in porta un ragazzotto e, dobbiamo ammetterlo, perché Pulisic e Reijnders non sono dei pipponi, pur non meritandoli, i milanisti si sono portati a casa tre punti fondamentali per mantenere vive le speranze di andare in Europa.
Ha giocato a ciapa no il Napoli. Gli azzurri non hanno sfruttato lo scontro fra le sue competitor per lo scudetto.
A Venezia è parso sentire l’arrivo della primavera contro una squadra volitiva e tenace. Nei neroverdi giocava in porta Radu, sì, il portiere che due anni fa regalò un grande pezzo di scudetto al Milan con l’autorete in Bologna-Inter. Ebbene, in questa giornata l’Inter lo deve ringraziare! Non ha dovuto fare molte parate, poche ma difficili, e ha sempre fatto il suo dovere. Va rivalutato.
Ai vesuviani è andata bene: nel recupero i veneti, in ripartenza, si sono trovati in quattro contro due. Forse hanno avuto paura di vincere e hanno sciupato l’occasione, anche per un grande intervento di Meret. Le due squadre si sono equivalse, entrambe hanno avuto occasioni, hanno colpito un palo ciascuna: il pareggio è il corretto risultato.
Che scentrata la Lazio a Bologna! Pareva che, senza Motta, i felsinei dovessero sparire e invece eccoli al quinto posto in classifica e, proseguendo col gioco e la velocità che stanno esprimendo di questi tempi, con possibile miglioramento. Troppo approssimativa la difesa laziale.
Se l’è svangata la Maggica con il povero Cagliari, che ha sparato 5 o 6 volte verso la porta della Roma, obbligando Svilar a grandi interventi. I giallorossi, con un solo tiro, hanno segnato e vinto. Purtroppo per i romanisti, Dybala ha potuto giocare, causa infortunio, solo un piccolo spicchio di gara. Con questa vittoria i capitolini hanno prenotato l’Europa in barba al Milan.
Primo tempo tutto viola a Firenze, dove Motta potrebbe aver terminato la sua avventura bianconera. Al quarto d’ora e poco più, i gobbi erano già sotto di due reti e nulla faceva prevedere ritorni dei bianconeri che, anzi, a inizio ripresa hanno beccato la terza rete. Il miglior juventino in campo è apparso Fagioli, peccato sia stato ceduto alla Fiorentina. I viola pressavano molto in avanti, creando innumerevoli problemi ai bianconeri, tanto che, sotto di tre reti, Motta ha mandato in campo giocatori che rafforzassero la difesa per non prendere un’imbarcata.
C’era una volta la Juve che sperava di correre per lo scudetto: ora, più che correre, vaga per il campo senza capire con quale finalità.