Serie A, la Juve torna alla vittoria

Siamo alla giornata 11 di Serie A, nel periodo dei Santi e dei Morti. Periodo dei Santi per la pazienza con la quale le aziende accettano di aspettare azioni eclatanti da parte dell’Unione Europea che possano porre rimedio alle interpretazioni estremamente ideologiche del Green Deal che, giorno dopo giorno, appare sempre più inadeguato allo sviluppo industriale di cui abbisognano; periodo dei Morti perché, così come è congegnato il dispositivo Transizione 5.0, troppo aggrappato a un impossibile sogno verde, è difficilmente applicabile, anche per i costi interpretativi, alle necessità delle nostre PMI. Da almeno due mesi Ucimu ha segnalato la necessità di un tavolo di semplificazione applicativa e lo studio, o necessità, di accordi con le altre nazioni che stanno utilizzando fondi PNRR, per portare in avanti la data di chiusura delle pratiche per ottenere l’incentivo.



Tutti hanno ribadito l’idea facendola propria, ma ora è necessario affrettare la possibile applicazione. Mentre si discute su tali “amenità”, il campionato ha riportato alla vittoria i Gobbi. A Udine c’è voluto tutto l’impegno degli dei del pallone per far cedere i friulani. Prima rete con rocambolesco autogol del portiere Udinese, rete avversaria annullata per piccolissima infrazione del goleador e, infine, traversa di Lucca con Di Gregorio annichilito.



Si è vista una Juve impegnata a favorire il gioco di squadra a scapito delle individualità contro un’Udinese a momenti brillante, ma meno capace tecnicamente. C’è voluta una testata di Reijnders per sbloccare Monza vs Milan. Il Milan ha continuato a giochettare mantenendo un costante possesso palla. Il Monza, salvo sprazzi, non è mai apparso più di uno sparring partner; però c’è voluto un tempo in cui i rossoneri hanno tremato e solo la sfiga e l’arbitro non hanno permesso ai brianzoli il vantaggio, perché i casciavit ottenessero il gol. Anche nella ripresa la gara è proseguita con i diavoli a cercare il raddoppio e il Monza impegnato a contenere la sicura sconfitta. Il Milan è sempre rimasto coordinato e compatto, i biancorossi sempre più stanchi e incapaci di reagire. Non poteva che finire con una vittoriuccia milanista. La differenza fra Juve e Milan è evidente: i bianconeri hanno un gioco preciso, il Milan casuale. Clamoroso al Maradona! Il Napoli è stato annichilito e surclassato dal grande gioco dell’Atalanta che gli ha rifilato tre pere e sarebbero potute essere di più. Se la Dea opererà a gennaio centrando un paio di panchinari in più, non sarebbe incredibile vederla concorrere per lo scudetto. Ha un ottimo portiere, una difesa coriacea, un centrocampo con schemi collaudati e due attaccanti, Retegui e Lookman, fra i migliori in Italia. In più ha Scamacca in carrozzeria. Solo l’Inter, in queste prime 11 giornate, ha saputo stracciarla, ma si sa, se i bauscia prendono seriamente le partite non c’è trippa per gatti.



Serie A, il Napoli mostra i propri limiti

Il Napoli ha mostrato i propri limiti. La forza di Lukaku permette di dominare le squadre di seconda fascia, il Milan ha perso lo scontro diretto per le tante assenze, ma appena si alza il livello dell’avversario i campani possono solo difendersi e sperare nel contropiede. Sarà comunque un campionato di sofferenza per i tifosi della Maggica che, a Verona, in neanche mezz’ora, si è trovata a rimontare due enormi cappelle difensive inframmezzate da una rete di Soulè. Juric è un ottimo allenatore per squadre che non hanno l’obbligo di tentare la vittoria ogni settimana. Per tale motivo debbono avere un gioco d’attacco rapido, capace di tocchi che portino gli attaccanti a infilarsi in spazi agevoli per battere a rete. Certo, l’aver ceduto Lukaku e Abraham in estate ha indebolito la capacità di creare spazi per permettere anche ai centrocampisti di andare a rete. Se poi ti capita che la difesa commetta errori pacchiani rischi molto. È così reale il sopraescritto giudizio che, appena iniziata la ripresa, la Roma, sicuramente cazziata dall’allenatore, ha impostato un’azione rapida che ha portato Dovbyc a raggiungere il pareggio. Poi è iniziata la girandola dei cambi per ridare vivacità a una partita che stagnava. Roma sempre in sterile possesso palla e gialloblù pronti alle ripartenze. Su una di queste la solita balbettante difesa capitolina si è fatta infinocchiare per la terza volta e… buonanotte Roma e, forse, anche Juric.

Inter-Venezia: che dire? L’unico paragone che mi viene alla mente è un po’ antico: Golia contro Davide. È la rivincita dello scontro di qualche migliaio di anni fa. La Beneamata, nelle vesti di Golia, ha attaccato tutto il primo tempo, creato 4 occasioni da rete ma senza la cattiveria necessaria per uccidere la partita; il Davide neroverde è rimasto rintanato e si è procurato anche un’occasione clamorosa, sventata da Sommer con un tuffo disperato. Ci sono voluti 65 minuti perché Dimarco potesse partire lancia in resta, passarla a Lauti per ottenere la rivincita di Davide su Golia. Non è stato facile come tutti si aspettavano; il Venezia si è difeso bene e l’Inter già pensava allo scontro di mercoledì con l’Arsenal. Poi arriverà l’incontro col Napoli per stabilire chi deve “tirare” il gruppo. Migliore in campo l’arbitro, una livornese tutta grinta che ha saputo tenere nelle mani l’incontro senza eccedere in protagonismo. Brava, sig.ra Caputi!