Non ci siamo, caro Inzaghi. L’allenatore dell’Inter deve capire che se all’attacco hai due grandi contropiedisti, come Lukaku e Lautaro, non puoi arrivare ad ogni fine gara con possesso palla nettamente superiore a quello dell’avversaria. Significa che, se non hai asfaltato la controparte, hai continuato ad avanzare in palleggio anziché aspettare la pressione avversaria per sfruttare, con rapide ripartenze, la velocità dei tuoi attaccanti. Inzaghi continua invece a giocare come lo scorso anno pretendendo da Romelu scambi in spazi stretti. Impossibile, altrimenti sarebbe rimasto al Chelsea.



Contro la Lazio, squadra ben impostata, dopo dieci minuti di arrembaggio bauscia, si è visto che i romani, lasciata sfogare l’Inter contenendola con Cataldi davanti alla difesa, hanno spostato il gioco sulle fasce esterne dove Zaccagni e Lazzari affossavano Dumfries e Anderson si beveva Dimarco e Bastoni con una serenità superiore a quella di Salvini al Papeete. Così facendo, su clamoroso errore dei due nerazzurri di sinistra, Anderson ha uccellato Handanovic. Fine primo tempo 1-0.



Inzaghi, coraggio solo per disperazione

Un poco più di vigore, ad inizio ripresa, ha permesso ai milanesi di pareggiare con Lautaro. Poi, finalmente, la panchina interista ha compreso che con il tipo di gioco che voleva sviluppare era logico mettere Dzeko, anziché Lukaku, per permettere a Lautaro di avere spazio nell’area biancoceleste. Nel frattempo Gagliardini, con altalenante successo, cercava di contenere uno straripante Milinkovic-Savic. Anche qui, se vuoi vincere devi avere un po’ più di coraggio, non essere ossessionato dagli avversari. Altrimenti rischi di fare come una parte della sinistra politica nazionale, anziché proporre azioni accattivanti perché necessarie, ti fai prendere dalla paura della Meloni. A Inzaghi il coraggio arriva solo per disperazione, prende la seconda rete e allora butta dentro Calha e Correa, ma dai! Quando la frittata è fatta non puoi correggerla e così avviene. Anzi, terza botta sul groppone.



Continuo a pensare che senza Perisic e con il Brozovic di queste prime giornate, riuscirà a fatica ad entrare nelle prime quattro. Per l’allenatore, se non si dà una sveglia, rimarrà in panchina solo perché non ci sono soldi da investire per sostituirlo. Ora con i casciavit che giocano in casa con il facilmente battibile Bologna ma prenderebbero solo un punto di vantaggio in classifica, le gobben truppen che potrebbero pareggiare con la Maggica e il Napoli che va a Firenze, nulla è perduto anche se il derby della Madonnina, che si giocherà sabato prossimo, se vinto dai rossoneri, sarà decisivo per capire che, come temo, l’Inter l’occasione per la seconda stella l’ha persa lo scorso campionato. Se andrà male, per rilanciare la Beneamata, ci vorranno tempo e soldi, tanti soldi.