Diciottesima giornata di Serie A con derby in evidenza, quello capitolino e quello d’Italia. Nella capitale la Maggica non è scesa in campo,non per proibizione dell’Asl ma per abulia, paura, incapacità di affrontare le squadre che concorrono per la Champions. Avevamo già visto anche contro l’Inter,l a Maggica era riuscita a pareggiare negli ultimi minuti per una svista arbitrale. Contro i biancocelesti la nemesi. La seconda rete laziale era da annullare, Caicedo rompeva le scatole a quel semibrocco di Pau Lopez. Comunque non c’è stata storia troppo forte la Lazio per la rometta che l’ha affrontata, non c’è mai stato dubbio sul risultato finale. Il Napoli ha maramaldeggiato contro una Fiorentina morta: la partita è durata cinque minuti, il tempo per Insigne di portare in vantaggio gli azzurri. La Viola è messa molto male, pare il Torino. Giocano come se fossero grandi squadre quando invece debbono lottare contro le squadre di seconda fascia per non rischiare di essere coinvolte nel pericolo retrocessione. Non corrono, non hanno gioco, non segnano e ballano in difesa. Debbono svegliarsi, difesa dura e sperare nel contropiede.
Difesa del suo Governo la sta facendo Giuseppi. Per rimanere in pista dovrà cambiare la terza composizione della maggioranza in tre anni. Può paragonarsi a Serena, centravanti degli anni Ottanta che in poco tempo ha girato fra Inter, Torino, Juve e Milan. D’altra parte è un momento in cui individualismo e opportunismo sono la normalità, guai a chi dovesse pensare al bene comune. Siamo in piena pandemia, le scuole e le fiere internazionali ferme, i vaccini anti COVID che vengono inoculati con lentezza estenuante ed in ordine da definirsi ad minchiam e, anziché coalizzarsi per superare questo tragico momento, si perde tempo a cercare i migliori posti nel teatrino della politica, unico teatro rimasto aperto.
Derby d’Italia in Serie A melanconico per la mancanza delle tifoserie che si sono fatte vive all’inizio sparando fuochi artificiali fuori dallo stadio. I fuochi devono aver svegliato la Beneamata, che nel primo tempo ha dominato in ogni parte nel campo i gobbi. Alla rete di Vidal avrebbero potuto tranquillamente aggiungersi il raddoppio di Lautaro – tiro fuori da pochi metri a porta vuota – e la trasformazione di qualcuna fra le altre tre/quattro occasioni create. I bauscia non hanno mai permesso agli avversari di entrare in area mentre Barella e Hakimi hanno asfaltato i bianconeri lungo tutta la fascia destra. Alla ripresa ci si aspettava una Juve arrembante decisa a raggiungere la Beneamata. Invece, dobbiamo ammetterlo, questa volta il maestro ha dato una lezione all’allievo. Ha tenuta compatta la squadra e lasciato che fossero gli uomini “del Pirlo” a fare gioco per mirare a colpirli in contropiede.
Cosa avvenuta quasi subito con una volata dell’incontenibile Barella, migliore in campo, che ha trafitto Szczesny con un tocco all’incrocio. Poi grandi corse ma nulla più interessava le tifoserie incollate ai televisori. Urla e peana dalle magioni nerazzurre, tristezza e noia in quelle bianconere. La squadra che fu la più forte d’Italia è, in disordine, risalita a Torino. Ora nella 18^ giornata di Serie A deve giocare il Milan: aspettiamo, se vincerà si avvicinerà al titolo di campione d’inverno, per i casciavit sarebbe già la manna.