Eravamo negli anni Settanta. Il presidente Fraizzoli mi permise di accompagnare Franco Manni, direttore generale dei bauscia, al Gallia per seguire il calciomercato. Stavo scrivendo la mia tesi di laurea che includeva la gestione economico-sportiva dell’Inter, per cui mi fu concesso tale privilegio. Ne fui, naturalmente, onorato e invidiato da tutto lo staff impiegatizio dei nerazzurri di quel momento. Entravano in hotel tutti gli idoli del periodo, da Boniperti a Ferlaino, da Viola a Sordillo, nomi che ora dicono poco ma che allora, direttamente o per conto terzi, chiedevano, trattavano e, se la trattativa andava in porto, facevano l’assegno.



Sottobanco c’erano trattative che si cercava, forse, di non far sapere alla stampa. La Beneamata avrebbe voluto Falcao e Savoldi, la Juve Mazzola. Corso, che per me era il più forte, non aveva grande mercato. Si scambiavano anche giocatori che poi risultavano adatti a piccole squadre ma non a quelle di grandi ambizioni: Ghio, Reif, Massa, Magistrelli, solo per citare quelli arrivati in nerazzurro. Nessun calciatore italiano ambiva a trasferirsi fuori patria e tutto il mondo guardava al nostro campionato. Naturalmente giravano un mucchio di voci, era come una lotta e si sa che “in temp de guera ghe’ puse’ bal che tera”.



Non esistevano procuratori, solo Altafini, se ben ricordo, era accompagnato da uno zio. I calciatori sottoscrivevano contratti a vita e ogni anno trattavano il cosiddetto reingaggio. Ora il calciomercato, dominato dai procuratori, si apre ad inizio luglio ma in realtà dura tutto l’anno. Mecenati, forse i ricchi sono meno o sono divenuti più intelligenti, non ne esistono più e i paesi produttori di petrolio hanno capito che organizzando un loro campionato decente possono poi imitare il Qatar arrivando ad organizzare il campionato del mondo dando lustro a singoli magnati e al proprio paese. Sono gli unici impegnati nell’acquisto di calciatori con un grande futuro, alle spalle prospetti come Tonali, a cifre spropositate.



Il nostro campionato è su un asse inclinato che ogni anno si avvicina ad essere sempre più perpendicolare al terreno, si arriva a celebrare un paio di acquisti semisconosciuti da parte dei casciavit, di Bellanova da parte del Torino, del rinnovo del contratto del Faraone, una riserva della Maggica, con Inter e gobbi che passano per campioni Thuram e Weah solo perché figli di ex campioni. Per il resto basta che un ragazzetto abbia combinato qualcosa in campionato, come Onana e Vicario, che subito si cerca di passare all’incasso per far quadrare i bilanci. Si vende un buon giocatore come Brozovic alla metà della stipendio che lui prenderà solo in un anno in Arabia, si gabbano per campioni giovani ancora da capire come Frattesi e poi si dice che le nostre squadre hanno grandi dirigenti.

L’unica cosa che aumenta sono i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti, per questo i tifosi un poco si incavolano, tutto inversamente proporzionale al valore del campionato. Diamo tempo agli scienziati che gestiscono le nostre squadre, sperando in un loro colpo di reni nelle prossime settimane, li seguiremo e vedremo.