Si è tornato a giocare in Serie A: show della Dea in terra laziale. Primo tempo stratosferico, gioco di prima, capacità di pressing a tutto campo, intelligenza nel posizionarsi per ricevere la palla. La Lazio non è mai parsa in partita, avrà passato la metà campo non più di dieci volte, lanci del portiere compresi. I bergamaschi parevano avere la palla incollata ai piedi: giocavano a memoria. Agissero sempre così sarebbero i favoriti per lo scudetto. Tre reti con Zapata e Ilicic assenti, Muriel spettacolare e Gomez,un po’ più arretrato del solito, a menare le danze. La Lazio ha cercato solo di arrivare all’intervallo e Inzaghino non ha intuito la necessità di rinforzare il centrocampo con un interditore. Non so cosa stesse facendo Grillo mentre era in corso la partita, quale cavolate stesse pensando di annunciare. Ha appena lanciato l’idea che la democrazia finisce ad una non definita età, cioè agli anziani – non è dato conoscere quando – va tolto il voto. Andrebbe stabilito per legge che, come è proibito vendere l’alcool ai minorenni, la stessa cosa andrebbe fatta nei confronti dei settantenni, pseudo attori e pseudo politici, con capelli ricci e grigi. A Roma è bastato l’ingresso di Cataldi, in sostituzione di Parolo, per rendere più decente la partita e ridimensionare i nerazzurri. Due reti biancazzurre in un minuto e incontro riaperto. Gasperini ci ha messi del suo, con l’ingresso di Ilicic: questi non poteva certamente dare la profondità al gioco che assicurava Muriel, inoltre ha portato Gomez in avanti con ciò togliendo il vero regista della squadra. Comunque anche nella ripresa gli orobici hanno creato, in contropiede, alcune occasioni.Poi, a tempo scaduto, secondo rigore per i romani e 3-3 finale. Va fas ciaa’!



Partite di Serie A sovrapponibili quelle della Gobba, impegnata contro il Bologna, e dei ciucci con l’Hellas. Grandi partenze delle loro avversarie, parate spettacolari di Meret, traballamenti della difesa juventina che subisce anche una rete, poi tutto è andato come doveva. Gli avversari hanno smesso di correre e la maggiore tecnica ha avuto il sopravvento. Due reti di Milik per il Napoli e colpo di reni, al 94′, di Buffon a salvare la vittoria bianconera. Le difese delle due grandi non sono parse all’altezza, si è visto il “vecchio” Palacio superare in velocità De Ligt che ha giusto la metà dei suoi anni. Come se Salvini si facesse recuperare migliaia di voti da Berlusconi. Ad un minuto dal termine la giovane speranza (già sfumata?) olandese ha pure commesso un fallo da rigore, forse la Var era già stata spenta, e Santander colpito da un metro la traversa dei torinesi. Un poco di lato B non guasta per vincere.



Superba la prestazione dei bauscia con il Sassuolo. E’ questa una squadra che negli ultimi anni di Serie A ha sempre messo l’Inter in ambasce. Dopo un minuto un enorme Lautaro, nettamente il migliore in campo, aveva già capponato gli avversari. I nerazzurri non sono mai parsi in difficoltà, nemmeno quando i neroverdi hanno provvisoriamente raggiunto il pareggio. Ci ha pensato Lukaku a rimandarli dove c’è pianto e stridore di denti. Il belga non era partito bene ma dopo una ventina di minuti ha iniziato a fare sfracelli. Quanto ha corso Brozovic: centrocampista, regista e rifinitore. Nella ripresa De Zerbi ha impostato la squadra con due mediani davanti alla difesa bloccando i servizi agli attaccanti della beneamata. Questo ha messo i milanesi un po’ in difficoltà, ma sicuramente l’Inter lotterà con il Napoli per contendere agli azzurri il posto di avversaria della Juve. Un finale degno della pazza Inter che si è fatta recuperare due reti, ma tutto serve per lo spettacolo! Un saluto a Giorgio Squinzi, grande uomo, imprenditore e sportivo.



Da rimborso biglietto la partita di Genova fra Doria e Roma. La Maggica ha dominato per tenuta palla e gioco ma di una lentezza da sonnolenza. E’ più rapido Giusepi a spiegare un concetto che i giallorossi ad avvicinarsi all’area avversaria. I romani stanno riempiendo l’infermeria sociale, anche oggi due infortunati: Cristante e Kalinic. Passi per il secondo che pare un acquisto inutile ma quello dell’ex atalantino sguarnisce un centrocampo numericamente già debole. Fonseca dovrà inventare qualcosa (Santon a centrocampo?) per sopperire alle molte assenze. Riguardo i casciavit, in settimana, si è letto di una forte tensione finanziaria della società. Di tale situazione è evidente ne risenta la squadra. In ugual maniera l’intera economia nazionale sta risentendo del fermo degli investimenti, per le macchine utensili i primi tre trimestri dell’anno si chiudono con un meno 18,6% rispetto ad analogo periodo dello scorso anno che, se proseguirà, porterà diminuzione di competitività al nostro sistema industriale.

Il Milan contro il Lecce, nel posticipo serale di Serie A, è partito arrembante. Occasione da goal dopo pochi secondi per Leao e Paquetà ma nulla di fatto. Dominio rossonero continuato finché Calhanoglu, con uno splendido tiro in diagonale, ha sfondato la rete salentina. Nessuna reazione del Lecce che ha sempre consentito agli avversari il totale controllo della partita. D’altra parte i giallorossi, all’altezza della Serie A, hanno pochi giocatori: Babacar e forse Farias e Falco. Nella squadra rossonera si è avvertita la mano di Pioli: ha coperto tutto il campo senza vincoli tattici tassativi, e usata un po’ di fantasia. Solo così la squadra ha potuto far valere la propria maggiore tecnica. In più l’ottima prestazione di Hernandez ha concorso a spezzare le reni ai pugliesi ed a giocare un primo tempo di dominio assoluto. Ad inizio ripresa Liverani ha messo in campo Farias con piccoli effetti positivi; i rossoneri hanno rischiato più volte il raddoppio senza riuscirci. Però, siccome non devi dire gatto finché non l’hai nel sacco, su una ripartenza il Lecce ha creato una occasione da rete interrotta da Conti con il braccio. Rigore e 1-1. Si sono ributtati in avanti i rossoneri ottenendo un meritato vantaggio con Piatek; quando tutto pareva consumato però i leccesi, con il classico tiro delle domenica sera, sono arrivati al pareggio. Il calcio è così, come la corrida: per vincere devi abbattere il toro, non giocare a girarci attorno perché, altrimenti, “no siempre gagna el torero”.