Non è possibile! Gli dei del calcio e della Serie A, comincio a chiedermi, sono daltonici? Vedono solo il bianco e il nero? Una partita dominata, per almeno un’ora, dai nerazzurri è finita in pareggio. Ci sono stati dieci minuti ad inizio ripresa durante i quali i bauscia parevano l’Ajax: i gobbi non riuscivano a toccare pallone, Ronaldo vagava nell’anonimato. Poi un pallone capitato a CR7 , per momentaneo sbandamento difensivo della Beneamata, ha permesso alla Juve di raggiungere, con la complicità di Handanovic, un risultato superiore al merito. Certo, quando si buttano occasioni da rete – anche per meriti del portiere avversario – come avvenuto con Icardi, Vecino e nel secondo tempo con Perisic, è certo che gli avversari il golletto te lo faranno. Poi gli spettatori avranno memoria solo dell’ultima mezz’ora dell’incontro per cui si dirà che il pareggio è giusto e che Ronaldo ha dato spettacolo.
Allegri, che ha già vinto la Serie A da tempo, ha sperimentato per una decina di minuti la difesa a tre: quando ha capito che l’Inter andava dentro come un topolino nel formaggio, è tornato a difendere a quattro portando indietro Cancelo con Emre Can a centrocampo. Lì, per tutto l’incontro, ha dominato Brozovic mentre in attacco Icardi ha mostrato buona volontà, ha smistato ottimi palloni ma non è certamente ritornato ad essere il cinico goleador che abbiamo conosciuto. Nei bianconeri si sente la mancanza di Mandzukic: senza di lui Ronaldo rimane il solo attaccante che può segnare e pertanto troppo facile da controllare. Spettacolare la rete di Nainggolan sostituito – grande cavolata – da Spalletti a quindici dal termine. Uscito lui, le gobbentruppen hanno potuto prendere spazi e attaccare in massa. Migliore dei torinesi il portiere che ha piazzato tre paratone su Icardi, Vecino e Perisic; la mancata vittoria dei milanesi riapre i discorsi su chi avrà accesso alla prossima Champions. Per essere certa matematicamente di parteciparvi, all’Inter mancano nove punti su dodici disponibili: ce la farà? Se giocherà come contro le zebre, sicuramente. Se c’è attesa per le coppe europee, non ne rimane per la retrocessione in serie B. Ci andranno Chievo, Frosinone ed Empoli: giusto così. Intanto, seppure a strappi, la Lazio si porta avanti. È in finale di Coppa Italia dove affronterà l’Atalanta e, battendo la Samp a Genova, si è aperta una finestra con vista Grande Europa. Niente da dire sulla Maggica: ha asfaltato il Cagliari ed è salita nel paradiso europeo. E niente da dire sul Napoli, che con due reti ha battuto il Frosinone e confermato il secondo posto in classifica (se inserirà un titolare per ogni reparto sarà degna rivale per la Juve).
Partita con il coltello fra i denti fra Torino e Milan, vale una stagione per entrambe. E’ partito meglio il Toro con il Diavolo che si è mosso di rimessa. Casciavit in difficoltà, specialmente in Conti e in Donnarumma che, con il solito rinvio sbagliato di piede, rischia di lanciare a rete i granata, Paqueta si “gioca” un giallo. Le due squadre, praticamente si sono annullate, solo una casualità avrebbe potuto sbloccare l’incontro. I granata hanno giocato meglio, con grinta e voglia di vincere enorme, la prima parte è stata difficile per i rossoneri; costoro hanno però avuto le occasioni migliori. Inizia il secondo tempo e, come sopra asserito, si palesa il dettaglio che sblocca l’incontro: un rigoruccio trasformato da Belotti. La partita si è fatta spigolosa e Gattuso ha deciso di aggiungere Piatek a Cutrone, il classico 4-4-2. Scoprendo la difesa i rossoneri non hanno potuto che beccare un’altra rete; se già sei in difficoltà stando chiuso in difesa, figurati se ti scopri. Un pizzico di sfiga per la traversa colpita da Bakayoko e attacchi, più velleitari che concreti, da parte di entrambe .La classifica ora si è messa male per i milanisti, specialmente se l’Atalanta batterà l’Udinese. Attendiamo la partita di Bergamo per capire se la Dea è realmente lanciata per la Champions e, contemporaneamente, chi fra Di Maio e Salvini dovrà fingere di incavolarsi maggiormente per la decisione di Conte di espulsione o meno del sottosegretario Siri dalla compagine governativa.