“Tanto tuonò che piovve”. Con questa atavica affermazione ci apprestiamo a commentare la vittoria del Milan a Genov a in Serie A, un misto di impegno e buona sorte. Protagonista della serata il portiere Pepe Reina. Con una papera ha affossato i casciavit, con una prodezza – parato un rigore all’ultimo minuto – ha salvato squadra e panchina a Giampaolo. I rossoneri e il Genoa hanno giocato un primo tempo di paura poi, a risultato sbloccato, hanno potuto organizzare una ripresa di buon livello. Il Milan ha potuto con furbizia e per ingenuità dei liguri ribaltare il risultato. Bravo Giampaolo a togliere Piatek, inguardabile, e inserire Leao che ha saputo dare più profondità alle azioni dei milanesi. Il Genoa è sprofondato al penultimo posto in classifica, dietro ha solo la Doria. Forza Genova!



Non è stato un grande spettacolo calcistico, con poche eccezioni, quello presentato in questa giornata di Serie A. La Maggica ha fatto un primo tempo a rilento, unico episodio scatenante adrenalina l’attesa della decisione “varesca” per il rigore al Cagliari, un poco più veloci Bologna e Lazio, facile vittoria per la Dea per la quale il Lecce è parso un debole sparring partner. Sta riprendendosi a grande velocità la Fiorentina, Ribery e Chiesa incutono timore. L’Udinese ha tentato, a Firenze, una strenua difesa con poco successo. Secondo tempo di grande pressione della Roma con Zaniolo a dettare i tempi. Cagliari costretto a scarne ripartenze. Nainggolan è stato sostituito in quanto prodotto scaduto. Mentre guardo le partite penso a “Giusepi” Conte che non avrà tempo per seguirle. Deve pensare ai tranelli che potrebbe piazzargli Renzi, a correggere le sentenze epocali di Fioramonti, a insegnare al Ministro degli Esteri i nomi dei capi di stato, almeno quelli che contano.



Non posso riflettere troppo perché la Roma attacca a pieno regime e Palacio regala un rigore alla Lazio che lo sbaglia. La Roma nella ripresa è parsa molto più determinata. E’ entrato anche Kalinic che è servito unicamente a togliere spazio a Dzeko anche se una combinazione fra i due ha portato Kalinic in porta ma in modo irregolare. Pareggio a Roma, pareggio a Bologna. Le romane quest’anno avanzano a tentoni in Serie A. A Torino il Napoli è partito in modo arrembante però però prima vera occasione l’ha avuta il Toro, in contropiede, con Verdi che l’ha malamente sciupata. Poi cliché definito: Azzurri avanti tutta, senza grandi acuti, e granata forti nelle ripartenza in quanto, con i cinque di centrocampo, riusciva sempre a bloccare le iniziative napoletane. Le occasioni migliori capitano a Verdi che, ancora una volta, mostra di essere un giocatore incompiuto. Partita non certo trascendentale. Secondo tempo loffioso, da 0-0 come infatti avviene.



Andiamo al vero motivo per cui si gioca la settima giornata di Serie A:il derby d’Italia. San Siro vestito a festa per la grande occasione. Sfottò fra bauscia e gobbi a non finire e adrenalina che scorre invisibile a fiumi sugli spalti. Bellissime le coreografie nerazzurre, numerosi juventini presenti. Sarri sorprende tutti lasciando in panchina Higuain e tenendo larghi Ronaldo e Dybala. Bernardeschi è così falso nueve da non toccare pallone, invisibile. La difesa dell’Inter, schierata a tre, rimane troppo stretta e i bianconeri dominano entrando dai lati. Su una di queste incursioni Godin non esce a tempo e Dybala ha gioco facile e insacca. I nerazzurri si assestano e attaccano con veemenza. Lautaro, il migliore in campo, con una finta costringe De Ligt al rigore per fallo di mano. Tira lui e si torna in pareggio. Poi le squadre si equivalgono, Ronaldo offre giochetti che fanno impazzire solo lui e Cuadrado, con Dybala, si specializza in tuffi. Purtroppo per i milanesi, alla mezz’ora si è infortunato Sensi, l’uomo che con Brozovic gestiva il centrocampo; i bianconeri hanno cominciato a spingere. Grande l’impegno di Barella a coprire ogni falla e di D’Ambrosio a tamponare CR7. L’inizio della ripresa è stato tremendo per l’Inter, la Juve scendeva da tutte le parti, Lukaku non teneva su un pallone. Poi, lentamente, i nerazzurri si sono fatti più coraggiosi e con Vecino sono andati vicinissimi al raddoppio. Però si vedeva che i torinesi avevano un quid in più e, quando tutto pareva acquietato, con Higuain hanno matato la Beneamata che sentiva anche, e con evidenza, la stanchezza di Barcellona. La reazione nerazzurra c’è stata e in un paio di occasioni avrebbe potuto raggiungere il pareggio. Però cosi non è stato. Il resto è noia.