Sono 17 i turni di Serie A. La giornata è partita con i “casciavit” vincenti, per grazia degli dèi del calcio, in quella che fu, per il Milan, la fatal Verona. Un Milan pasticcione contro un Hellas timoroso dopo la cinquina incassata dall’Inter nel medesimo stadio.
I tifosi rossoneri chiedevano a gran voce a Cardinale di vendere, mentre il poveretto stava coprendo un rifinanziamento da 170 milioni.



Dove lo trovi un altro pollo? La partita è stata piatta e confusa; i rossoneri hanno vinto, bene per Fonseca: panettone assicurato. Il Milan non è ancora squadra, sono un gruppo di individualisti. In fondo, la società oggi è tutta impostata sulle individualità. Le gerarchie, i corpi intermedi, le associazioni, i partiti, la scienza sono diventati proprietà personali, materiale per i boomer. Però le due squadre che operano in modo “vecchio” sono quelle che più emergono: l’Inter e l’Atalanta. In particolare, quest’ultima opera senza grandi campioni, ma con un gioco che oserei dire cooperativo: tutti si aiutano, raddoppiano le marcature e attaccano anche con i difensori, sapendo che, quando avanzano, un compagno degli altri reparti li copre.



I “bauscia” si avvicinano, attaccano con Bastoni o Dimarco che trovi nelle posizioni più impensate? Miki e Barella coprono. Gli sportivi si chiedono perché i giocatori grandi nella Dea non rifulgono nelle altre squadre. Perché la mentalità che si crea a Bergamo è quella del gioco di squadra e, con ciò, tutti paiono bravi; se li togli da quel tipo di gioco e li piazzi in una squadra ove l’allenatore privilegia il gioco individuale, non capiscono più come comportarsi e non emergono. La società è cambiata e, in particolare, i giovani allenatori sono figli della società in cui sono nati, quella in cui vale il singolo e l’interesse comune va in secondo piano.



Da squadra ha giocato il Napoli a Genova. I genoani, inferiori sia tecnicamente che fisicamente, sono stati schierati a uomo. Date le differenze sopracitate, dopo poco più di venti minuti i campani erano già in doppio vantaggio. I rossoblù hanno fatto quanto potevano, ma è risultato evidente che sarebbe stato più facile triplicare per gli azzurri che ridurre le distanze per il Genoa. Questo per tutto il primo tempo. Poi Vieira, nell’intervallo, deve aver spiegato in modo rude gli errori che si stavano commettendo e ciò ha cambiato l’atteggiamento genoano.

In dieci minuti Pinamonti ha creato due occasioni da rete, una andata a buon fine. I liguri hanno anche abbandonato il posizionamento a uomo, schierandosi in modo da tagliare le linee di passaggio ai vesuviani. Il Napoli si è portato a casa tre punti mettendo in campo tutta la solidità e soffrendo, perché il Genoa, data la grande reazione, un punticino lo avrebbe meritato. Impressionante la pochezza di Lukaku e le grandi parate di Meret.

Che sfortuna il Lecce: ha perso con una Lazio ancora impietrita dall’imbarcata presa con l’Inter; il pareggio sarebbe stato più giusto. La Maggica, finalmente, pare aver disincriccato la strada giusta: ha strapazzato il Parma, chiudendo la pratica in dieci minuti. Ducali asfaltati! Era partita alla grande l’Empoli a Bergamo, subito in vantaggio. Poi lo squadrone bergamasco ha cominciato a macinare il proprio gioco fatto di tecnica, velocità, smarcamenti, capacità di farsi attaccare dall’avversaria per colpirla con rapide ripartenze. I due attaccanti esterni, a fine primo tempo, avevano già raddrizzato la situazione: prima CDK e poi Lookman, e il sorpasso era realizzato.

I toscani hanno una difesa molto organizzata, ma di fronte al tourbillon della Dea hanno dovuto cedere. Questa Atalanta ha una sola avversaria, quella che va dallo stesso armocromista suo. Poi un rigorino ha permesso il pareggio empolese fino a quattro minuti dal termine, quando ancora CDK ha portato a soluzione il costante attacco bergamasco.

La Juve, in un quarto d’ora, ha risolto la pratica Monza. La squadra brianzola non aveva ancora superato la linea di centrocampo, se non una misera volta con Caprari, e già i gobbi erano in vantaggio. La rete è derivata da un’azione in seguito a un calcio d’angolo. I biancorossi, fra le squadre viste giocare in questa settimana, mi pare siano i più deboli; la Serie Cadetta, salvo acquisti nella sessione di gennaio, li attende. Il Monza è riuscito a portarsi anche sul pari, ma solo per alcuni minuti; la pochezza della difesa brianzola ha permesso a una dirimpettaia, non certo fulgente, di riportarsi in vantaggio e rimanerci sino alla fine, nonostante l’impegno senza costrutto dei monzesi.

Dei lombardi abbiamo scritto; dei bianconeri possiamo solo scrivere che sono parsi il regno della mediocrità. Senza grandi sussulti, hanno sofferto contro un avversario che avrebbe bisogno di almeno un innesto per reparto per sperare di lottare per non retrocedere.

In una serata di freddo vento si sono affrontate Inter e Como. I “laghé” sono partiti pressando a tutto campo, impedendo ai “bauscia” di ragionare. In particolare, hanno raddoppiato sempre la marcatura su Dimarco, che non è riuscito a scendere con la solita prepotenza sulla fascia sinistra. Nonostante ciò, Dumfries e Dimarco hanno buttato al vento due reti che parevano fatte. Poi i comaschi hanno un po’ ceduto fisicamente e, a inizio ripresa, su corner battuto dal Chala, Carlos Augusto ha seccato Reina. Pur stanco, il Como è rimasto vivo e ha cercato di recuperare senza buttarsi in avanti ad mentula canis. Però la difesa interista è parsa troppo forte per i lariani, che al crepuscolo dell’incontro hanno subito anche un’altra rete per merito di Thuram.

La Beneamata rimane così pronta ad azzannare l’Atalanta. Non è stato un grande incontro, ma è servito ai nerazzurri per augurare un sereno Santo Natale ai propri tifosi. Io lo rilancio a tutti voi, alle vostre famiglie, perché all’interno di ciascuno la bellezza del Natale possa destare sentimenti di pace, serenità e speranza.