La venticinquesima giornata di Serie A partita alla grande con la vittoria della Lazio al Maradona ha sancito che anche i napoletani sono terreni, nessuno arriva da Marte. Grande rete di Vecino, un ragazzo spesso sottovalutato, che quando è necessario c’è sempre. Ha risolto campionati e gare di coppa con l’Inter e oggi da quasi trenta metri ha sparato una cannonata imparabile per Meret. Prestazione enorme dei romani capaci di snaturalizzarsi per difendersi da un complesso che sapevano più forte.
Ottima l’idea di piazzare Vecino davanti alla difesa, ha tagliato la possibilità del Napoli di passare dal centro e date poche chances a Osimhen di avere palle da giocare. La compattezza della Lazio non ha permesso ai capo classifica di svolgere il solito gioco con palleggio di qualità e capacità di saltare la difesa avversaria con giocate rapide. Il Napoli ha avuto diverse occasioni per il pareggio ma non era serata. Spalletti ha incassato questa seconda sconfitta con un sorriso amaro ma comunque un sorriso.
La tattica Sarriana di giornata è stata copiata da Sottil in Atalanta vs Udinese. Una volta si definiva catenaccio con attacchi rari o lanci in avanti alla sperindio. A Bergamo la Dea non ha avuto il Vecino del caso per cui la gara è finita a reti inviolate.
A Firenze il migliore del Milan è stato il portiere Maignan, sia con le mani che con i lanci di piede. Questo fa comprendere quanto i casciavit, specialmente nella prima mezz’ora, siano stati dominati da una Viola arrembante, mai doma, che avrebbe meritato di chiudere la prima parte di gara in vantaggio. Probabilmente i milanisti avevano già in mente lo scontro di Champions di mercoledì a Londra, altrimenti dovremmo pensare ad un ritorno al mesto gennaio rossonero. D’altra parte se Pioli per ricuperare la partita è costretto a mettere in campo Ibra e Origi significa che è alla frutta. Bennacer e Tonali sono apparsi fermi e dominati da Amrabat, con ciò si spiega la supremazia della Fiorentina che, come sempre, gioca bene fino all’area avversaria ma poi manca di uno stoccatore finale. A Londra rientrerà Leao, senza di lui non ci sarebbe scampo.
In occasione di Inter vs Lecce, Inzaghi ha definito una gerarchia: il regista dei bauscia è il Chala, Brozovic andrà via nel mercato estivo. Da come si sono espressi in questa annata nessuno può sollevare dei se o dei ma, il turco è più forte, ordinato, capace di difendere e costruire. Accanto a lui gira a mille anche Mkhi autore di una splendida rete al culmine di una ottima azione corale dei nerazzurri. Il Lecce è stato un buon sparring partner, mai pericoloso o grintoso. Di contro nei nerazzurri ha giocato bene anche Gosens che, con il rientro di Dimarco, potrebbe essere provato a destra. In tale posizione potrebbe anche convergere al centro e sparare con il suo potente sinistro. Dumfries, partito male, è migliorato nella ripresa quando ha potuto giocare dalla parte di campo opposta alle panchine cioè senza l’allenatore a rompere i santissimi con continui consigli. Lautaro si mostra sempre più capitano e leader, Lukaku, se giocherà solo i finali di gara, servirà esclusivamente a tenere qualche palla lontana dall’area milanese. Inutile spendere così tanto per questa funzione che serve a poco.
Partita bloccata, per tutto il primo tempo, fra Gobbi e Maggica. Mourinata nella formazione giallorossa, nessuna punta di ruolo, solo Dybala a tenere in ambasce i difensori juventini. Operazione in parte riuscita, la Juve ha creato solo una mezza occasionuccia con Rabiot, i romanisti un paio di tiri pericolosi con la Joya. Mou voleva arrivare all’intervallo sullo 0-0 e così è stato. D’altra parte non è un buon momento a nessun livello e in nessun campo, si mira a difendersi da guerre, pandemia e inflazione.
Ognuno ne risente anche psicologicamente in tutte le situazioni che vive, anche gli allenatori. Sarri a Napoli si è trasformato in difensivista, Mou lo ha fatto contro i bianconeri torinesi, anche Gasparini non attacca e pressa come nel passato, che abbia ragione io? Come sempre se vai avanti e non segni rischi lo faccia chi si difende. Così all’Olimpico, contropiede capitolino e Mancini ha giustiziato la Juve come Vecino aveva fatto con il Napoli. Sentenza: prima difendersi poi tentare di attaccare sperando negli errori avversari.