Giornata 31 di Serie A. I casciavit cominciano a impensierire i bauscia: loro pensano allo scudetto, io al derby della Madonnina. In venti minuti hanno distrutto il Lecce, non gli hanno lasciato toccare palla, hanno tenuto un ritmo impossibile per qualunque altra squadra. Il derby, che ritenevo toccasse al Milan per dato statistico – ne ha persi 5 in un anno – ora ritengo verrà vinto per maggior forza. I salentini, poveretti, hanno creato qualche occasione ma, ben che andasse, colpivano la traversa. A fine primo tempo sono anche rimasti in dieci e hanno beccato un altro paio di gol. Diciamo tutto bene per i rossoneri, un buon allenamento per l’Europa League e, a loro parere, un avvicinamento a un possibile scudetto. Sta impressionando, in negativo, il Sassuolo; penso che nulla possa salvarlo dalla retrocessione. In questa giornata giocava a Salerno contro i già retrocessi locali. Andata in vantaggio di due reti, si è fatta recuperare dai granata. Senza Berardi i neroverdi non esistono. Contro il Milan, alla prossima giornata, sarà l’ultimissima spiaggia. Pensare che questa squadra ha battuto Inter e Juve!
Bel primo tempo in Roma vs. Lazio. Poi palla in angolo, lo batte in modo splendido la Joya, arriva Mancini in corsa, testata e Magica avanti. Nella ripresa i biancocelesti sono stati costretti ad attaccare mentre i giallorossi miravano a controllare il gioco e ripartire con rapidità estrema. Su una di queste ripartenze, Lukaku, dopo una sgroppata degna dei bei tempi, ha dato palla al Faraone che ha centrato in pieno la traversa. Poi la Roma ha controllato con sufficiente lucidità i confusi attacchi laziali per la gioia di De Rossi. A Frosinone, Di Francesco è riuscito a imbrigliare Thiago Motta. Piazzando due uomini (Soule e Reinier) molto stretti dietro l’attaccante hanno bloccato ogni possibilità per Calafiori (centrale) di aggiungersi al centrocampo creando superiorità. Ciò ha spento tutte le velleità bolognesi di buttarsi avanti. Motta ha avuto l’intelligenza di capire che non era giornata, buono anche il pareggio.
Il Napoli ha ribaltato il risultato a Monza in due minuti. La squadra pareva un agnello sacrificale per i brianzoli che, passati in vantaggio, controllavano con tranquillità l’incontro. Però se hai come avversario Osimhen può accaderti di tutto, anche che su un normale cross si alzi più di quanto sappia fare Tamberi e stecchisca Di Gregorio. Poi subito Politano, Zielinski e Colpani che accorcia, tutto in un quarto d’ora. Poi è stata goleada. Sterile e macchinoso il possesso palla della Fiorentina a Torino, versione gobbi. Sempre a venti metri dall’area bianconera senza mai riuscire ad entrare.
In compenso, per tutta la prima parte, una Juve dedita all’attacco con Gatti, che peraltro ha segnato, impegnato ad imitare Bastoni buttandosi nello spazio dedicato ai centrocampisti. Italiano per trentacinque minuti non ha capito nulla e, se non ci fossero state le correzioni del VAR, la gara sarebbe stata chiusa dopo poco più di mezz’ora. Alla Viola, così come era schierata, mancava un centrocampista, la squadra giocava divisa in due tronconi. Con le sostituzioni a metà gara i toscani hanno provveduto: tolto Belotti e inserito Lopez. Qui è cominciata la vera partita. I toscani, preso il sopravvento a centrocampo, hanno iniziato a prendere iniziative d’attacco e a coprire molto bene tutto il campo. Grande azione di Gonzales che colpisce la traversa con la Juve chiusa nella propria trequarti sperando nelle ripartenze. La Juve finisce con il 5-4-1, era dai tempi del Padova di Rocco che non lo si vedeva! La Fiorentina inanella un gran numero di corner ma non approda a nulla, il corto muso ha funzionato.
Poi sono scesi in campo i bauscia toreador. Grande Inzaghi che non si è spaventato per aver messo in campo una difesa raffazzonata. Anzi, come braccetti ha inserito due terzini d’attacco, Pavard e Carlos Augusto che, alternandosi con Dimarco e Dumfries, lanciavano l’Inter all’attacco. Sono le novità che l’allenatore ha portato nella Beneamata: capacità di essere preparati tutti a difendere e tutti ad attaccare. Questa è stata la pensata di Inzaghi e quasi tutto il primo tempo si è mosso su questa linea. Però il “quasi” non è sufficiente. È bastato infatti un tiro, unico, dell’Udinese al quarantesimo per sorprendere, con un tiretto lemme lemme, Sommer e tutto lo stadio. Ai tifosi è riapparso lo spettro di “Lazio” 2002 e “Bologna” 2022. Ottimo il portiere friulano, almeno tre parate alla Zamora. I nerazzurri sono entrati decisi alla ripresa. In pochi minuti una rete annullata a Carlos e poi un grosso rigore su Thuram ha portato al pareggio. L’Udinese si è chiusa e l’Inter ha iniziato a procedere come gli indiani attorno a Fort Apache. Così fino al 95° quando il subentrato Geronimo Frattesi, raccogliendo una miracolosa risposta del portiere su splendido tiro di Lautaro, ha chiuso i conti alla Dacia Arena e, forse, anche il campionato.