A Firenze si è giocata l’overture della quinta giornata di serie A. Mi ha ricordato i trascorsi oratoriani. “Forza-diceva il coadiutore del Parroco-mezz’ora di ricreazione, poi tutti in cappella per le preghiere”. Così hanno fatto i bauscia con i viola. Hanno dato loro spazio di gioco per mezz’ora, li hanno illusi beccandosi una rete e poi un’oretta di preghiera per non subire più della tre reti beccate e delle altrettante buttate. Doveva essere la serata dello scontro fra Lautaro e Vlahovic ma i due hanno fatto “flanella” sbagliando cose elementari. Italiano ,oltre ad impostare l’incontro sulla velocità ha cercato di bloccare il centrocampo nerazzurro schierando Torreira e Bonaventura a uomo su Brozovic e Calha. Tutto, per la Fiorentina, ha funzionato per il primo terzo di gara, poi è crollata per l’insostenibile ritmo imposto da essa stessa alla gara. I marpioni milanesi hanno aspettato che il maialino ingrassasse e poi se lo sono mangiati arrosto, giglio in bocca compreso.La Fiorentina è apparsa una buona squadra con un calcio a tratti entusiasmante ma non competitiva nei confronti di un’Inter che, ancora una volta, ha mostrato di poter lottare per un biscudetto. Sotto certi aspetti la presenza di Dzeko al posto di Lukaku consegna a Inzaghi la possibilità di maggiori soluzioni. Non più solo gioco di ripartenza e strapotere fisico ma maggior fraseggio, avanzate armoniose e maggiore responsabilizzazione dei singoli.
Tanto tuonò che piovve. Così si può riassumere la vittoria della Juve. Spezia–Juve è parso un incontro fra due squadre dimesse. Spezia più veloce e scattante ma inesperto, gobbi che hanno puntato tutto sulla loro maggiore tecnica sperando che i liguri cedessero. Niente gobbentruppen ma una squadra lenta, prevedibile e con una costruzione di gioco macchinosa. Se avesse giocato non contro una squadra di giovani ma una da primi dieci posti in classifica per i bianconeri sarebbe stato difficile fare punti. Portiere pollo, centrocampo inesistente, attacco di individualisti. Il gioco è parso un gran casino e, a inizio ripresa, la Juve è anche andata sotto nel risultato. Questa squadra è costruita male e Allegri pare in difficoltà nel cavare sangue dalle rape.
Diversa la situazione del Milan. I casciavit oltre al gioco si sono rafforzati nel carattere. Bennacer e Tonali fanno girare con rapidità il centrocampo, Rebic sa coprire tutte le posizioni in attacco, la difesa è solida e il portiere non fa rimpiangere Donnarumma. Rientrerà anche Ibra e avremo un Milan quasi perfetto con giocatori che, pur essendo giovani, si sono fatti due anni di esperienza assieme. Contro il Venezia i rossoneri hanno passato tutto il primo tempo nella metà campo avversaria. I neroverdi (ora anche arancio) sono andati all’attacco solo all’ultimo minuto e, conquistato un calcio d’angolo, non sono passati in vantaggio per… paura di segnare. D’altra parte penso che Spezia,Venezia e Salernitana non siano per niente attrezzate per rimanere in serie A. Debbono solo sperare che l’Empoli si impegni per salvarne una di loro.
Dovrebbe fare come il centrodestra nelle prossime elezioni amministrative. Avrebbe potuto vincere, a mani basse, in tutte le grandi città. Bene, la lotta per il primato personale fra Salvini e Meloni, l assenza, per dovere di età, di Berlusconi, non hanno permesso una mediazione per spingere all’accordo fra i protagonisti al fine di trovare persone conosciute e capaci di trascinare al voto tutti quanti avrebbero deciso di votarli. Il centrosinistra vincerà a Milano e Napoli, troverà difficoltà solo a Roma se al ballottaggio con Gualtieri dovesse arrivare Calenda. Potrebbe accadere che in tal caso molti centrodestristi, proprio per non far vincere i loro storici avversari, si buttino a votare per quello che riterrebbero il minore dei mali, l’interprete dell’Enrico di deamicisiana memoria. Riconcentriamoci sul campionato. Cede il “mose” alzato dal Venezia dopo un’ora di gioco con la tipica azione del Milan. Bennacer trova Hernandez che arriva velocissimo da sinistra, tocco nell’area piccola e facile rete di Diaz. Poi altra rete rossonera e accademia fino al termine. Ora mancano le partite della Maggica, del Napoli e della Lazio, tre squadre che lotteranno fino all’ultimo per lo scudetto o, perlomeno, per un posto in Champions, forse. La certezza non esiste!