Voglio dedicare l’angolino delle settima di campionato di Serie A ad un amico scomparso improvvisamente e immaturamente mentre mi trovavo a Chicago in visita alla mondiale americana della macchina utensile: Andrea Riello. Un grande uomo, un eccellente imprenditore legato alla propria impresa e ai dipendenti col medesimo criterio con cui si sentiva “connesso”alla propria famiglia. Era stato il mio Presidente in Ucimu e Federmacchine. Mi diceva sempre che lui mi aveva insegnato a gestire l’associazione e, in compenso, da me aveva imparato a migliorare il rapporto e la valutazione dei fatti e delle persone. Ciao “dutur”,così ci apostrofavamo entrambi, fatti valere anche Lassù!



Deve riprendere a farsi valere la Beneamata. A Udine nella prima mezz’ora non si è mai avvicinata all’area avversaria se non nell’occasione del fallo su Darmian che Barella ha trasformato in una punizione vincente. Poi dominio friulano concluso con giusto pareggio. Finalmente Inzaghi ha capito che non era giornata per Mkhitaryan e Bastoni e li ha sostituiti con Gagliardini e Dimarco. La partita si è tranquillizzata e le due squadre si sono equivalse. Nella ripresa si è continuato come era finito il primo tempo. Non si è capito perché, avendo i bianconeri una sola punta, Beto, l’Inter teneva tre difensori con la conseguenza di ballare a centrocampo. Brozovic risultava assente. Poi, abbassatosi il ritmo del l’udinese, i bauscia hanno preso più coraggio portandosi più spesso nella trequarti avversaria. Dzeko ha segnato ma in fuorigioco millimetrico. Finito l’attimo si è ritornati al tran-tran che ha contraddistinto l’incontro. Finché su un calcio d’angolo ben battuto i bianconeri si sono assicurati il match. L’Inter di quest’anno è una brutta copia dello squadrone degli ultimi anni tanto che, anziché raggiungere il pareggio, si è beccata la terza rete e terza sconfitta nel campionato di Serie A. Sarà difficile che raggiunga la Champions, vale la squadra di Stramaccioni.



Parliamo della Juventus, incapace di prendere almeno un punticino a Monza. Se l’Inter dà l’impressione della squadra scassata e trattenuta, forse da beghe interne, i Gobbi sono parsi impotenti di fronte ad una squadra che fino a questo incontro pareva incapace a reggere la Serie A. Tanta velleità nei bianconeri che pensano di vincere le partite per antico blasone ma sempre maggiore involuzione nel gioco. Basta lasciarli attaccare e sicuramente ti capiterà l’occasione per infinocchiarli. Berlusconi perderà le elezioni ma si è presa la soddisfazione di legnare la Juve e ridurla in ambasce. Fra poco le due squadre più tifate d’Italia si troveranno nella parte destra della classifica. Ma se non ci sarà la lotta per lo scudetto, con relative polemiche, fra Inter e Juve che campionato potrà essere? Ci penseranno i “veci” Pioli, Sarri, Gasperini, Spalletti? Oppure dovrà inventarsi qualcosa Mou, forza!



La Lazio, tanto per passare la domenica, ha sotterrato la Cremonese della quale si dice sempre che fa un bel gioco. Però quattro pere anche oggi e vista sulla Serie B. Anche il Verona, partito con molte ambizioni, dopo la giusta sconfitta di Firenze dovrà stare molto attento a non precipitare nella lotta infernale per non retrocedere. Alla mezz’ora, dopo che le squadre si erano affrontate a viso aperto pur senza creare grandi occasioni da rete, Scavini, per la prima volta partito titolare, ha bucato la rete della Maggica portando in vantaggio la Dea. Sono belle squadre che corrono e sanno a memoria come muoversi in campo. L’Atalanta nel primo tempo ha mostrato di avere un po’ più d’esperienza, la Roma ha creato occasioni con Zaniolo e Abraham ma è stata poco cinica. Il secondo tempo è trascorso nervosamente tra spintoni, assalti all’arbitro e tuffi che andavano puniti con il cartellino giallo. I nerazzurri erano un po’ scoppiati e la Roma ha pressato per tutto il tempo. Nell’ultima parte di gara e’entrato anche Belotti trasformando i giallorossi in una armata a trazione anteriore. L’Atalanta ha praticamente innalzato un muro, catenaccio pieno senza alcuna ripartenza. Gli uomini di Mou le hanno tentate tutte ma hanno fallito anche l’impossibile. L’Atalanta, diciamo col cuore, ha tenuto, ha vinto ed è rimasta in testa alla classifica di Serie A. La Roma avrebbe meritato almeno il pareggio.

Grande difficoltà per il Napoli che è stato costretto a subire la velocità e tonicità del Milan all’inizio dello scontro di vetta a San Siro. Gli azzurri sono parsi altresì sottotono e timorosi e hanno rischiato in un paio di occasioni. Nella prima mezz’ora l’area dei casciavit è rimasta intonsa. Poi Politano è riuscito a portare avanti qualche pallone ma, senza Osimhen, per chi? Qualche minima apprensione alla difesa milanista l’ha creata anche il georgiano Kvaratskhelia. Forse spinto da San Gennaro, di cui il 19 settembre ricorre la festa, il Napoli ha iniziato un po’ meglio la ripresa. Una travolgente azione del citato georgiano ha costretto al rigore la difesa del Milan. Pallone sul dischetto, Politano porta avanti gli asinelli. Veemente la reazione del diavolo che però ha fatto, come sempre, le pignatte ma non i coperchi. Infatti ha attaccato ma reti nisba fino al 70′ quando, meritatamente, il diavolo è riuscito a costruire, tramite Giroud, un coperchio: 1-1. Mai fare questi torti a Faccia Gialluta, cross di Mario Rui, testa del Cholito Simeone e gli spallettiani sono ritornati avanti. Le squadre hanno cominciato ad allungarsi e, saltati i disegni tattici, lo spettacolo si è accentuato. Milan avanti che sbaglia una rete clamorosa e Napoli in contropiede. Nulla alla fine è cambiato e le capolista si riducono a due: ciucci e Dea.

Inter, Juventus e Milan che perdono nella stessa giornata di Serie A era una scommessa da far saltare il banco.