Seconda partita post-Covid della corazzata bauscia. Conte piazza cinque giocatori nuovi rispetto al precedente incontro e la squadra, così quadrata negli ultimi incontri, parte subito senza né capo, né coda. Eriksen si nasconde dietro agli avversari, Gagliardini non sa dove piazzarsi e, senza un centrocampo decente, la difesa balla. Tre minuti e il Sassuolo passa in vantaggio trafiggendo una difesa di burro. I nerazzurri si buttano avanti senza alcun costrutto e i biancoverdi, in contropiede, si avvicinano, almeno tre volte al raddoppio. Tutto cambia dopo quaranta minuti. Lancio illuminante di Eriksen con Boga che abbatte Skriniar pollescamente, Lukaku trasforma il rigore. Gli emiliani vanno in crisi psicologica e i milanesi raddoppiano. Ad inizio secondo tempo Conte si sveglia e torna al modulo che è consono alla squadra.



Borja Valero davanti alla difesa blocca le velleità dei piastrellisti. Gagliardini fallisce una rete che avrebbe segnato anche un centoventenne, roba da internarlo a Alcatraz. La partita rimane aperta. Poi l’allenatore interista inserisce tutti i titolari. Anziché galvanizzarsi la squadra rallenta il gioco mentre il Sassuolo attacca. Due falli “medi” di Young in area valgono un rigore: 2-2.



Qui però l’Inter si inalbera, cioè si incazza e prima Lukaku segna in fuorigioco poi Borja Valero non può esimersi dal matare Consigli. Ma non poteva finire così. Questi, a porte chiuse, paiono incontri estivi di allenamento. Infatti, proprio al termine della gara, su un innocuo calcio d’angolo, una zampata di tale Magnani ha portato le sorti in pareggio. Addio sogni di scudetto, la Beneamata è meglio capisca che per rimanere nelle quattro di Champions dovrà lottare fino all’ultimo. Tutto ciò mentre i Gobbi hanno vinto a Bologna senza brillare. Ma loro, come sempre, partono con un rigore di vantaggio. Solita partita del Napoli di Gattuso. Aspetta i veronesi e, ripartendo in contropiede, li bi-uccella. Questo risultato tiene il Milan fuori dalle coppe europee. I casciavit, nonostante l’assenza di Ibra, dopo qualche brivido, hanno stracciato il modesto Lecce. Non si capisce perché vogliano sostituire Pioli in panchina. Gli hanno affidato una squadra con al massimo tre giocatori da serie A, cosa si pretende? In settimana è mancato Pierino Prati, grande goleador rossonero ai tempi di Nereo Rocco.



La Lazio, a inizio gara, è parsa da scudetto. E’andata a Bergamo senza pietà per la Dea che, a sua volta, ha fatto di tutto per facilitare il compito ai biancocelesti. L’Atalanta ha cercato anche di reagire ma, nel primo tempo, non era serata, ci è riuscita solo parzialmente. Si sono viste le due squadre che, oggi, fanno più divertire. Poi, alla ripresa del gioco, la grande determinazione dei nerazzurri ha permesso loro di pareggiare il risultato e poi ribaltarlo a proprio vantaggio. Tutto il contrario dell’incontro d’andata. A Roma, l’Atalanta era in vantaggio di tre reti finendo poi per pareggiare; stavolta è stata lei a dover rincorrere ma è anche riuscita a vincere.

La Roma non è partita con alcunché da Maggica. Anzi, ha commesso grandi svarioni in difesa, sfruttati solo marginalmente dai broccacci sampdoriani. Si è poi assistito ad un arrembaggio continuo dei giallorossi che, però, nel primo tempo, non ha portato occasioni da rete clamorose. Anche nella ripresa i giallorossi sono parsi molli e superficiali nel gioco, ma Dzeko, da quel campione che è, ha siglato pareggio e la meritata vittoria. I romani somigliano a certi governi che promettono, danno l’impressione di voler e poter fare, ma, stringi stringi, spesso non raggiungono i risultati attesi.