Indescrivibile! Non trovo altri termini per omaggiare il gioco spettacolare dell’Inter, che ha affrontato la Dea annichilendola. Dopo dieci minuti i bauscia già potevano smettere di giocare: avevano maturato un doppio vantaggio, prima con una spettacolare azione corale e poi con una prodezza di Barella. Quanto scrivo non rende l’idea del gioco della Beneamata; l’Atalanta ha preso quattro pappine, come sarebbe successo a qualunque altra squadra italiana al cospetto di un’Inter che ha più che onorato la maglia scudettata e bistellata. Quello che ha impressionato è stata la cinicità dei milanesi sotto rete: cinque occasioni e cinque reti, una annullata a Dimarco. Dopo la gobba, sicuramente l’Inter è in gara per un altro scudetto. Scrivo “dopo la Juve” perché così sento dire dai tifosi bianconeri che già pregustano un campionato glorioso, e mi adeguo.
Pareggio fra Lazio e Milan, due squadre in costruzione; non si capisce però quale progetto abbiano in mente i due geometri. I romani, al di là di lottare come fanno le provinciali, non hanno grandi personaggi in campo e, ad oggi, paiono un team da decimo posto. I casciavit hanno ottime individualità, ma non sono, chissà se lo diverranno, una squadra. Ognuno razzola per sé. Credo che presto richiameranno Pioli, che già è a libro paga.
Il pareggio all’Olimpico è giusto; da due rape non potevi cavare più sangue. È esploso il fattore C, non significa Conte, a Napoli, dove il Parma meritava qualcosa in più di un pareggio e invece ha perso per due importanti fattori. Il primo, buono per gli azzurri, è stato l’ingresso di Lukaku al posto di Raspadori.
È stato come chiamare in sala operatoria un primario dopo aver tentato l’intervento con un infermiere; il secondo, da fattore C maiuscolo. I ducali, che nella prima mezz’ora avevano strapazzato i contiani, si sono trovati a giocare, per l’espulsione del portiere a cambi esauriti, una quarantina di minuti con il citofono anziché il portiere e con un uomo in meno. Beccare due reti è stato il minimo sindacale. Al momento i partenopei sono un cantiere; sta a Conte farli diventare una squadra. Inter e Juve, in questo momento, sono un’altra cosa.
Primo tempo fra Juve e Maggica per niente esaltante. De Rossi ha mirato a bloccare i bianconeri sulle fasce, affidandosi alla fantasia di Soulé. Difesa alta della Roma con i torinesi che agivano in contropiede con lunghi lanci verso Vlahovic. Gioco spesso confuso con i giallorossi più decisi nel possesso palla. Ad inizio ripresa le squadre parevano giocare con un pallone bollente; se lo passavano costantemente e con premura, l’una all’altra. La paura di perdere era superiore al desiderio di vincere. I cambi hanno reso un poco più forte la Juve, che ha cominciato a guadagnare terreno, anche se la Roma non ha per niente mollato, anzi ha mandato in campo la Joya in vece di Soulé. Solo una prodezza o una casualità avrebbe potuto sbloccare la partita. Niente, non è arrivato il colpo del campione, nemmeno quello di fortuna: la Roma ha bloccato la Juve a Torino.