Inizia la giornata 35 del campionato di Serie A, e i neo campioni d’Italia fanno girare i santissimi ai loro tifosi per una sconfitta, e ai fan delle squadre in lotta per la retrocessione per aver favorito una concorrente. Oltretutto, è una concorrente speciale perché squadra aziendale il cui fondatore, carissima e grande persona, era un accanito milanista. Già contro il Torino, la Beneamata era scesa in campo per timbrare il cartellino ma, contro il Sassuolo, ha dato l’impressione di avere seconde linee di profilo medio-basso con nel sangue litri di festeggiamenti alcolici. Forse Inzaghi pensava a uno 0-0, ma, purtroppo per i bauscia, Dumfries non si è forse neanche accorto che dal bus scoperto era passato al campo. Nessun nerazzurro merita la sufficienza, i neroverdi almeno hanno corso, ma, senza Berardi, rimangono una squadra da retrocessione.
Obbligato a stilare un giudizio sui panchinari nerazzurri, indicherei: Audero, non capisco perché venga preferito a Di Gennaro sicuramente più forte; Frattesi, giocatore da venti minuti finali, corre, lotta, ma non sa per cosa; Carlos Augusto, non vale un’unghia di Dimarco; Arnautovic, cui prodest? Solo un inciso. All’Inter vengono assegnati il ventesimo scudetto e la seconda stella. A coloro che pedantemente definiscono di cartone lo scudetto 2006, ricordo che nel periodo 1899-2009 Milan e Inter, società unica, vinsero 3 scudetti. Andrebbero suddivisi alzando a 21,50 gli scudetti nerazzurri e a 17,50 quelli rossoneri, è la Storia che lo impone.
Difficile da decifrare la gara dei casciavit. Sono entrati in campo, nei due tempi, con una deconcentrazione estrema, quasi fosse una garetta di allenamento. Indescrivibili le cavolate di Tomori, commette un inutile rigore ad inizio primo tempo, salta fuori tempo su un innocuo cross genoano permettendo ai liguri, con Ekuban, di riportarsi in vantaggio dopo che i rossoneri avevano, con grande difficoltà, raggiunto il pari all’ultimo respiro della prima parte con una zuccata di Florenzi. Ho visto una squadra svogliata, incapace di imporre il proprio gioco a un Genoa che non aveva nulla da chiedere a questo incontro e mancante del proprio miglior giocatore: Guomundsson. Si dice che il Milan stia cercando un nuovo allenatore, se i nomi che circolano sono reali sarebbe meglio tenersi stretto Pioli. Per fortuna dei diavoli, alla fine si è dato una mossa l’unico campione vero, Giroud, che ha sistemato il tutto tentando di dare tre punti al Milan dopo che, su corner, i rossoneri avevano ripareggiato. Però mancava la ciliegina sulla torta delle cavolate rossonere, ci ha pensato Thaw con una splendida, per i genoani, autorete in concorso con Tomori e partecipazione, casuale, di Retegui.
Piacevole partita fra Roma e Juve. Potrebbe essere riassunta in Chiesa contro Maggica. La Roma, finché è rimasto in campo Dybala, è stata molto più rapida nel palleggio e molto aggressiva. La Gobba ha svolto il suo normale gioco, difesa e contropiede da parte di Chiesa, migliore in campo. Una rete per parte nel primo tempo: risultato giusto. Grande intensità emotiva ad inizio ripresa con velocità da gara vera, le squadre si sono allungate lasciando spazi per giocate a tutto campo. La partita si sarebbe potuta sbloccare ad ogni azione. Diverse le occasioni da rete che hanno esaltato due grandi portieri. La Roma forte nelle improvvisazioni, i bianconeri nell’esperienza. Batti e ribatti ma nulla cambia, è 1-1, giusto.
Mentre discutiamo di calcio, pullulano i talk show televisivi in cui si scontrano decine di maître à penser sul fatto che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si presenterà alle elezioni europee facendosi indicare come Giorgia Meloni detta Giorgia al fine delle preferenze. Veramente un problema che può stravolgere la vita degli italiani e non solo. Le opposizioni, abboccando, anziché portare il confronto sul futuro dell’Europa si affannano su questa “complessa” tematica dando l’impressione di avere difficoltà nel districarsi su problemi di livello sovranazionale come l’economia, le nuove tecnologie e gli interessi del mondo giovanile.