Serie A, ultima del girone di andata. Partiamo dai malati. Milan e Cagliari si sono affrontate con una terribile paura di perdere. Alla fine, giustamente, ha vinto la squadra in convalescenza. Questo si può dire dei casciavit che, con l’arrivo di Ibra e penso su sua indicazione, si sono messi a giocare con quattro difensori, quattro centrocampisti e due attaccanti. Il sistema, brodino, più semplice per chi deve “tirarsi su”. Se Pioli lo avesse adottato qualche settimana fa avrebbe almeno quattro punti in più. Fuori Suso, che rallentava il gioco, e Piatek che è stato sempre costretto a giocare con moduli a lui non congegnali. Qualche occasione anche per gli isolani per uscite “ad minchiam” di Donnarumma. Quarta sconfitta consecutiva dei rossoblu che ora, più che all’Europa, debbono guardarsi alle spalle.



Con la 19^ giornata di Serie A passiamo alle grandi. La Lazio, veramente con una fortuna oramai sfacciata, sotterra Gattuso e il suo Napoli. Cambia il portiere degli azzurri ma Ospina è peggio di Meret, un paperone tremendo per la gioia di Immobile.
Incomprensibile l’Inter. Passata subito in vantaggio con Lautar, ha controllato tranquillamente la partita con la Dea fino a un quarto d’ora dal termine quando Candreva, anziché respingere la palla, l’ha lasciata ballonzolare in area. E’ stato un gioco da bambini per Gosens pareggiare. Grande lottatore Lukaku e ottimo Bastoni, insuperabile sia con Ilicic che con il Papu. Il risultato può essere considerato giusto ma, se Conte vuol vincere il campionato di Serie A, ha l’obbligo di spiegare ai giocatori che la concentrazione deve durare novanta minuti. Fra Fiorentina e Atalanta i bauscia hanno buttato quattro punti e ora hanno
potenzialmente la Lazio a un punto. Contro la Dea avrebbero potuto raddoppiare nel primo tempo: non avendolo fatto, se Handanovic non avesse parato il rigore di Muriel, generosamente assegnato nel finale, addio sogno di lottare per la testa della classifica.



Infatti la favorita per la vittoria, la Juve, si è divorata la Maggica in dieci minuti. Troppa differenza, la Roma è divenuta il materasso delle torinesi. I giallorossi hanno giocato il jolly “lato B” contro l’Inter prima delle feste, poi tutte le squadre la festa l’hanno fatta a loro. Che abbia finito il bonus con la chiappaggine lo si è visto quando una splendida conclusione di Dzeko, svegliatosi nella ripresa, è finita sul palo. Poi giusto rigore assegnato ai romani e partita riaperta. La gobba non era in grande giornata ma, per raggiungerla, ci sarebbe voluta una squadra che giocasse in modo più rapido della Roma. Per cui, nonostante l’impegno – un poco casinista – dei capitolini, la Juve gira la boa di metà Serie A in testa. Riguardo alle pseudorivali, si ha l’impressione che la Lazio possa tenere ancora per cinque/sei partite poi la vedremo scoppiare; l’Inter, invece, infastidirà i bianconeri solo mettendo mano al portafogli subito, per inserire un uomo di fascia, un centrocampista e un attaccante di alto valore. Se ciò non avvenisse lo scudetto sarà da considerare assegnato già a febbraio.

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