Mi sto lentamente convincendo che l’Inter sia davvero forte. Battere la Dea, che in questo campionato di Serie A le partite in casa non le aveva mai perse, non è certo impresa da sottovalutare. Quello che più impressiona nei bauscia e la compattezza della squadra, l’impenetrabilità difensiva e la facilità della Thula a sparare in rete palle che parrebbero impossibili. L’Atalanta ha giocato bene, ha bloccato l’Inter sulle fasce ma non si aspettava che a centrocampo emergesse un Chala impressionante. La Beneamata rimane in testa alla classifica e lo merita. La Lazio di Sarri ha preso una lezione di calcio a Bologna che con Motta allenatore ha perso solo cinque partite su trentadue giocate in campionato. Sarri, solo in questo torneo, ne ha già perse cinque. Tutto torna.
Ha sofferto, però senza rischiare molto, il Napoli a Salerno. I locali sanno giocare, hanno prestanza fisica e corrono. Per un’ora sono stati all’altezza dei campioni nazionali. Questi, pur non regalando mai dubbi sul risultato finale, non sono mai riusciti a imporre il proprio gioco, ma si sono dovuti adattare a quello dei salernitani, lottare su ogni pallone. La prima rete dei campani è nata da un errore di presunzione dei granata che si sono beati, al limite della propria area, a gongolarsi nella propria capacità di palleggio; gli azzurri, rubata palla, non potevano, con Raspadori, esimersi dal segnare. Poi il raddoppio è arrivato a Salernitana scoppiata per aver buttato tutte le energie alla ricerca del pareggio.
Ancora più complessa la giornata di Serie A per il Milan. Nel primo tempo l’unica vera occasione da rete l’ha avuta l’udinese con Pereyra che solo davanti a Maignan, già arreso, è riuscito a non mirare la porta da cinque metri. I casciavit giocavano con tre punte: Giroud, Leao e Jovic assolutamente inadatti a giocare tutti assieme, avevano un possesso palla nettamente superiore, ma si esponevano alle ripartenze friulane che, però, non hanno un vero uomo d’area che sappia far male agli avversari. Preso atto di quanto scritto sopra, Pioli, ad inizio ripresa ha lasciato Jovic sotto la doccia e lo ha sostituito con Okafor meglio disponibile a manovrare. La pressione milanista si è fatta, seppur confusa, più pressante ma sempre soggetta ai pericolosi contropiedi bianconeri. Uno di questi ha portato all’atterramento in area milanista di un attaccante friulano, rigore e rete di Pereyra, il Tucu. Milan avanti tutta, impegno massimo, parate di Silvestri, si è svegliato anche Giroud ma troppo tardi. Per il diavolo è stata notte da Halloween, le streghe sono arrivate dal Friuli per fare lo scherzetto di portarsi via tre punti. Pianti e fischi a San Siro. Pioli è convinto di avere uno squadrone e poter cambiare modulo a piacimento, bisognerebbe avvisare gli avversari che spesso non capiscono.
Faccio un paragone con me stesso. Quando parlo in inglese sono sicuro di parlarlo in modo forbito, sono tutti gli altri, citizen inglesi compresi, che non capiscono! La Maggica è partita con un errore clamoroso di Lukaku, rigore sbagliato. Poi, forse demoralizzato o per la forza del difensore leccese Baschirotto che reputo uno dei migliori del campionato, Big Rom ha giocato maluccio. Nella Roma rientrava Dybala che, pur eseguendo alcuni tocchi di classe, non è apparso totalmente pronto all’uso. I giallorossi romani, a differenza di quanto avevano fatto al Meazza, hanno giocato una gara d’attacco cercando, senza riuscirvi, di sorprendere, la difesa leccese passando per vie centrali. Ci sarebbero voluti i migliori Lukaku e Joya, oggi non lo erano. Anche per diverse assenze Mou si trova ad avere una squadra di grande prestigio storico ma, ad oggi, di non grandi prospettive. Gli attaccanti vengono serviti poco e male, al momento è una squadra da sesto/settimo posto, non potrà che migliorare. Essendo il Lecce non più di un buon team, ha passato l’incontro a difendersi con qualche ripartenza, ma la difesa romana non è certo il massimo che si possa vedere, per cui dopo settanta minuti sono stati i salentini a passare in vantaggio.
Pareva la copia di Milan-Udinese. Mou è passato ad una squadra tutta d’attacco: 4-2-4, come il Brasile ai mondiali 1958, ma con giocatori di capacità infinitamente diversa. Però si dice che la fortuna aiuta gli audaci e se ne è avuta la conferma. Nei minuti di recupero la Roma, pur attaccando confusamente, ha ribaltato il risultato e la rete del successo è arrivata da Lukaku, passato così dalle stalle alle stelle. Con questi tre punti la Roma arriva al derby capitolino con un punto in classifica di Serie A più della Lazio, è molto importante per il morale.
Così come importante per tenere aperto il campionato di Serie A è stata la vittoria dei Gobbi a Firenze. Italiano è un bravo tecnico che però somiglia, per mentalità, al vecchio Orrico. Le gare vanno preparate tenendo conto del valore e del tipo di gioco dell’avversaria, che se è più forte di te non può essere affrontata allo stesso con cui andresti a confrontarti con una squadra di terzo livello. Devi difenderti, aspettare che siano gli altri ad attaccarti per mirare a infinocchiarli con rapide ripartenze ,in altro modo riceverai applausi per il coraggio ma zero punti. Paladino di tale pensiero è sicuramente Allegri che, pur schierando un team non più forte della Viola, passato in vantaggio si è chiuso, difeso e atteso il momento buono per colpire. Non è arrivato il momento per colpire perché i toscani hanno costretto i bianconeri a rimanere per tutto l’incontro nel loro appezzamento di campo. Ottime le manovre fiorentine, ma la Juventus ha piazzato un catenaccio stile anni sessanta e, sarà di corto muso, ma i torinesi si sono portati a casa i tre punti. Oramai è chiaro, per lo scudetto sarà Inter-Juve come vuole più di metà Italia.