Giornata numero trenta di Serie A. “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Questo antico proverbio ben si confà ai Gobbi. Dopo numerose partite vinte arroccandosi in difesa e colpendo l’avversaria nei minuti di recupero, l’inghippo è toccato alle truppe di Allegri che hanno sempre ferito di corto muso ma, stavolta, sono perite in tal modo. Una Juve che affronta la Lazio con il 4-5-1 non è credibile e merita di perdere. Così è stato. I biancocelesti di Tudor hanno mantenuto un costante possesso palla, sfiorato più volte il vantaggio, e meritato totalmente la vittoria. Ora i bianconeri, oltre al proprio fiatone, sentono sul collo il fiato di un Bologna fortissimo che meriterebbe di superarli per la terza posizione.
Durante le trascorse due settimane, non essendoci il campionato, si è molto discusso su supposte ingiurie razziste pronunciate da Acerbi nei confronti di Juan Jesus durante l’incontro Inter-Napoli. Si continua a parlarne nonostante il giudice, unico titolato a decidere, abbia assolto Acerbi in quanto non esiste alcuna prova che porti a pensare che le abbia proferite. Non è stato trovato nemmeno un testimone, magari un calciatore campano. Allora basta, pensiamo alle gare prendendo atto che comunque e purtroppo, esistono ancora dei cretini che giudicano i loro simili dal colore della pelle. Il Napoli si è prima inginocchiato a sostegno delle proteste di Juan Jesus e poi davanti a una magnifica Dea che lo ha surclassato in tutti i reparti e per tutta la gara. Il risultato non è mai stato in bilico e, purtroppo per i tifosi campani, la squadra è da rifondare partendo da una difesa inguardabile. Il pareggio di Milano contro la Beneamata è stato demerito dei nerazzurri e non abilità dei partenopei.
È staccato ma sta risalendo, passo dopo passo, la classifica il Milan. Anche per gli errori di Belotti ha raggiunto la sesta vittoria consecutiva. Se farà filotto pieno, costringerà l’Inter a fare almeno 11 punti in 8 gare. Per esperienza i bauscia e Inzaghi sanno inventare anche momenti di pazzia che lasciano sognare i casciavit. Fra l’altro sono un paio d’anni che il diavolo non vince un derby della Madonnina, la statistica lo ringalluzzisce. La Fiorentina ha mostrato, come contro la Juve, di essere bella ma incompiuta. Grande gioco d’attacco ma errori macroscopici la portano sempre alla resa; non è da Europa! Lo sarebbe la Maggica se non alternasse momenti di grande gioco, quando in campo c’è Dybala, a momenti di broccagine inquietanti. Col Lecce non ha fatto nulla per vincere: Paredes ha la velocità pari, qualcuno se lo ricorderà, a Dino Sani in un mondo calcistico che, nel frattempo, ha triplicato il passo. Lukaku stretto fra gli armadi centrali salentini, è parso l’ombra del calciatore che faceva tremare le difese. È finita a reti inviolate ma se una squadra meritava qualcosa di più non è stata certo quella della capitale.
Grande mobilità dei bauscia subito in partenza. Cinque minuti e l’Empoli era sotto. Su cross di Bastoni, Dimarco si è trovato in posizione di centravanti e da lì ha fatto secco il portiere toscano: azione incredibile! Nicola ha ben schierato la squadra cercando di bloccare le fasce e avanzando con criterio ma l’Inter era ed è un’altra cosa. L’Empoli lentamente ha anche, ben manovrando, preso campo con Cambiaghi che svariando sui due lati creava superiorità numerica, l’Inter più che cercare il raddoppio mirava a controllare il gioco, idea pericolosa, se era già visto col Napoli. Così è continuato l’incontro con poca pericolosità da entrambe le parti fino a dieci dal termine quando, al termine di un’azione straripante la Beneamata, con Sanchez, ha raddoppiato. Ora mancano 8 gare, i nerazzurri con 3 vittorie e due pareggi potranno incollarsi la seconda stella sulle maglie anche se dovessero, ma sarebbe una sorpresa enorme e spiacevole, decidere di regalare il derby agli altri.