Siamo alla sedicesima di campionato con il Covid che determina le formazioni e in piena “rella” nell’inoculazione del vaccino antivirus, unica speranza di salvezza per tutti noi. C’e’da sbattere la testa contro il muro. Come è possibile che si stia ora pensando all’organizzazione per vaccinare, spero tutti, quando il virus è in pista da un anno e si sperava, fin dal primo istante, di arrivare alla vaccinazione di massa?
Mysterium fidei. Uguale mistero è stata la sconfitta dell’Inter a Genova con la Samp. E’una squadra che manca di grinta e, quando Lukaku è assente, anche del trascinatore. Comunque vale il detto: tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Così è successo ai bauscia. Tutte le partite sempre con partenza ad handicap, sotto di una o due reti. Non sempre si ha la possibilità di ricuperare. Contro i blucerchiati, i nerazzurri sono partiti lanciati: rigore sbagliato da Sanchez, traversa da tre metri di Young, tiro di Skriniar da due passi fuori per qualche centimetro. Rigore per la Samp, segna Candreva e i milanesi se la sono fatta sotto. Senza Lukaku a spronarli, sono apparsi subito incapaci di reagire. Brozovic pare il fratello brocco di quello dello scorso campionato. Perché non ha giocato Sensi? Handanovic non è certo in vena di miracoli. Che sia incominciato il solito gennaio interista?



Il campo genovese ha concorso, per la sua schifezza, a penalizzare la squadra più tecnica e, inoltre, i pettegolezzi sulla proprietà societaria non alzano il morale della squadra. Sta di fatto che la prossima giornata la Beneamata incontrerà la Maggica che ha fatto un buon allenamento a Crotone. Solo chi vincerà potrà pensare allo scudetto: un pareggio penalizzerebbe entrambe. Delle concorrenti per la Champions hanno vinto: l’Atalanta in scioltezza, la Lazio pure, della Roma abbiamo detto. Solo il Napoli ha fatto peggio dell’Inter facendosi beffare dallo Spezia al Maradona-San Paolo: cos’e pazz! Spero che nessun interista in Milan vs Juve abbia tifato per i gobbi per non staccarsi dai casciavit. Avrebbe commesso un’errore gravissimo: i diavoli qualche “topicco” lo troveranno sempre, le zebre no. Se cominciano a vincere non li fermerà più nessuno.



A San Siro la Juve ha fatto una decina di minuti di dominio, più per soggezione dei milanisti che per forza intrinseca dei torinesi, ed è passata in vantaggio dopo aver colpito anche un palo. Poi è sparita e i rossoneri hanno iniziato a macinare gioco, a creare occasioni neutralizzate dal portiere (quello che ha il cognome che pare un codice fiscale) finché, nell’unica occasione in cui i bianconeri si sono portati avanti, è partito un micidiale contropiede milanista concluso con un piattone di Calabria all’incrocio dei pali. Le formazioni delle due squadre sono state dettate più dal Covid che dagli allenatori e Ronaldo, nel primo tempo, è parso più spettatore che protagonista. Nella ripresa tutto pareva viaggiare sul binario del pareggio finché, attorno all’ora di gioco, è iniziato il momento dei cambi.



La Juve ha messo in campo un centinaio di milioni di giocatori, il Milan una ventina. Cosa poteva succedere? Che i gobbi, pur con Ronaldo ancora più spettatore che giocatore, hanno marcato la differenza che, forse, il risultato sottolinea più del dovuto. Ora tutte le squadre dovranno fare i conti con questa Juve che non muore neanche ad ucciderla. Il Milan non esce ridimensionato, i suoi giovani mostrano di avere grandi prospettive ma vincere lo scudetto non è ancora affare loro. Visto il risultato al Meazza, la sconfitta dell’Inter a Genova obbliga i suoi calciatori a martellarsi le parti del corpo che riterranno più adeguate.