Sedicesima di serie A e superati i dieci anni dell’Angolino. Chi lo legge, ammesso che qualcuno lo faccia, ha una bella resistenza o, come si usa dire oggi, resilienza! Finalmente,
A Salerno i casciavit sono scesi in campo per un proficuo allenamento. La Salernitana, dopo i primi cinque minuti di furia, ha cominciato a commettere errori difensivi inammissibili che, contro una squadra che presenta Leao e Tonali, paghi in moneta sonante. I diavoli sono parsi riposati e tonici, giocano molto meglio quest’anno rispetto allo scorso campionato. Mentre l’Atalanta non ha perso l’occasione per intristire i propri tifosi, con lo Spezia ha pareggiato nel recupero dopo aver rischiato di andar sotto di tre reti. La Maggica in cinque minuti ha chiuso, su rigore, la partitella con il Bologna. I giallorossi si sono proposti con un 3-5-2 che, in avanti ha esaltato le capacità di Dybala e Zaniolo che, come sempre, sono poi usciti acciaccati. Andati sotto, i felsinei hanno privilegiato il gioco d’attacco scoprendosi e permettendo ripartenze pericolose ai capitolini che, in tutta la gara, hanno corso un solo rischio a pochi secondi dal termine.
Anche alla Lazio pareva di aver abbattuto con il minimo sforzo il Lecce. Ciò sarebbe andato a sottolineare, ancora una volta, che le prime sei/sette in classifica stanno disputando un campionato a parte e mai i risultati siano parsi scontati come quest’anno. Peggio dei risultati delle elezioni bulgare ai tempi dei soviet. Invece la forza di volontà e qualche buon giocatore in campo hanno permesso ai salentini di creare l’eccezione di giornata:vittoria in rimonta e apparenza più democratica del campionato. Aiutati dal fattore C i gobbi hanno espugnato Cremona, nel recupero, con una punizione di Milik e papera di Carnesecchi. La Cremonese meritava molto di più ma chi vuol vincere il campionato non può aver compassione di nessuno, specialmente se alle spalle sente la spinta del vento della fortuna.
Passiamo ora alla gara vera e da serie A: Inter -Napoli. Per i bauscia la partita rappresentava l’ultima spiaggia per sbarcare sul campionato, per i campani il suggello di un girone d’andata trionfale. La partenza della Beneamata è stata dirompente ma senza il dovuto risultato: il goal. Dzeko e Lukaku parevano fatti apposta per giocare assieme, Dimarco ha mancato una rete da due metri e Darmian da cinque. In difesa Darmian e Acerbi tenevano in soggezione Kvara e Osimhen. A centrocampo però il Napoli si mostrava superiore con Lobotka in grande spolvero e Anguissa a fargli da valida spalla, come Totò e Peppino De Filippo. I nerazzurri nelle partenze miravano a far avanzare gli azzurri stando bassi e scambiando palla fra i difensori, un gioco che a me non piace.
Il Napoli mirava a sveltire la gara e mettere in azione Osimhen. Risultato primo tempo 0-0 con maggior possesso palla del Napoli, senza tiri in porta, e ripartenze micidiali interiste che con tre/quattro passaggi hanno portato, almeno cinque volte, uomini davanti a Meret. Sarebbe stato più giusto un vantaggio dei milanesi. Viste le gare odierne è difficile capire come i nerazzurri siano ad undici punti dai vesuviani e alle spalle di Milan e Juve. La ripresa è cominciata sulla falsariga della prima parte con la differenza che, quasi allo scadere dell’ora di gioco ,una grande apertura di Mkhitarian ha messo Dimarco nelle condizioni di essere libero per una cross che Dzeko ha trasformato in rete con una grande zuccata. Poi sono iniziati gli attacchi del Napoli con l’Inter insuperabile in difesa e capace di improvvise accelerazioni. Girandola di sostituzioni ma il risultato, giusto, non è mutato. I nerazzurri rimangono aggrappati ad un lembo di scudetto, Milan e Juve gongolano. Di riffa o di raffa tre punti a Spalletti li hanno sgagnati. Si sono scontrate due buone squadre con qualche ottimo giocatore ma tutti molto lontani da quell’insuperabile campione, nel calcio e nella vita, che è stato Pelé.