Una palla, un tiro, una rete: questa è la gara della Juve. Nella giornata numero 22 di Serie A, i Gobbi si aspettavano un Empoli spaventato e invece hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per tentare, senza riuscirci, di averne ragione. A beneficio e compassione di coloro che già si sentono neo-campioni d’Italia, dobbiamo segnalare che hanno giocato settanta minuti in dieci per l’espulsione di Milik. Nicola ha schierato la squadra con grande intelligenza, compatta in modo da chiudere tutte le linee di passaggio per i bianconeri e capace nel palleggio, naturalmente nei limiti degli azzurri. Appena la Juve è andata in vantaggio, Allegri ha chiesto ai suoi di schierarsi nella propria area, difendere il vantaggio e puntare a qualche contropieduccio. Ma lentamente, si vedeva che lo schema di gioco di Allegri scendeva ad Allegretto e poi Andante, tanto che un tiro di Baldanzi ha annichilito il loquace allenatore bianconero e zittito gran parte dell’Allianz. Naturalmente, nessun empolese si è illuso fosse finita, ma, col passare dei minuti, i toscani si sono potuti rilassare; se c’era una squadra che poteva vincere, non era la Juve.
Anche al Meazza, la squadra ospite ha dato lezione di tattica calcistica. Thiago Motta ha schierato il Bologna applicando un 4-2-3-1 degno dell’Inter di Mou. Pioli non ha trovato alcuna contromossa, se non tentare di mettersi a specchio. Ha lasciato Hernandez bloccato e frastornato, tanto da fallire un rigore; Leao a effettuare volate inutili e sempre raddoppiato; Giroud nel pallone, con il continuo tentativo di colpi di tacco improbabili, così in confusione da cannare anche lui un calcio di rigore. È stata la serata di Loftus, che a me pare sempre più l’Ince di nerazzurra memoria. Ha segnato una splendida rete di forza e una seconda per incapacità del portiere felsineo, anche se il colpo di testa del rossonero è stato imperioso. Il Bologna ha rischiato di perdere una partita che già dovrebbe essere incavolato ad aver pareggiato. Passato in vantaggio con l’incontenibile Zirkzee, che ha fatto passare la palla fra le gambe di quello che i casciavit spacciano per il miglior portiere al mondo, ha dovuto aspettare una cavolata del neo acquisto milanista Terracciano per pareggiare.
Nel frattempo, si è fatta sotto l’Atalanta per l’ultima carrozza del treno Champions. Contro l’Udinese, la Dea è parsa un rullo compressore, è in grande spolvero. Partita da rimborso biglietto e spese trasferta a tutti gli spettatori arrivati a Roma per assistere a Lazio-Napoli. Mai vista una simile loffiezza, specialmente se si pensa che le contendenti erano le due squadre meglio classificate nello scorso campionato. Mai un’azione decente, una parata da ricordare. I laziali giravano per il campo, si dirà ‘per non dare riferimenti’, ma, nella realtà, parevano non avere idea di cosa fare; i napoletani erano schierati alla Mazzarri: primo non prenderle e poi… A giustificazione dell’indecenza, dobbiamo dire che ad entrambe mancavano i goleador. Credo che entrambe, preso atto della situazione di classifica, stiano riposandosi per andare il più avanti possibile in Champions.
L’Inter rimaneggiata scesa in campo a Firenze è partita con timidezza ma, nonostante il pressante palleggio Viola, sono stati i bauscia a rendersi più pericolosi con terribili ripartenze e verticalizzazioni. Su una di queste azioni, la Fiorentina si è salvata miracolosamente in angolo. Sulla battuta, il Toro ha anticipato tutti e di testa ha insaccato, una rete alla Gigi Riva. Certo, il centrocampo interista senza Dumfries, Barella, Chala e Dimarco ballava, non proteggeva come dovuto la difesa e non appoggiava, come invece accade con i titolari, i due attaccanti. Nonostante ciò, almeno nella prima parte della gara, è risultato sufficiente. La Viola aveva assolutamente bisogno dell’ingresso di Nico Gonzalez. Questi, entrato, ha fatto qualche buona azione, ma quando ha avuto la grande occasione, è stato ipnotizzato da Sommer che, con grande tranquillità, gli ha parato un rigore donato dall’arbitro, e Var, ai toscani. Poi, generosi attacchi fiorentini, ma troppo esperta la difesa interista per essere superata. Finisce con tre meritati punti ai nerazzurri. Vittoria di corto muso, come spesso capitato alla Juve, e si sa che chi di corto muso ferisce, allo stesso modo perisce. Domenica prossima ci sarà il derby d’Italia a Milano; alla Beneamata vanno bene due risultati su tre, i bianconeri devono, invece, assolutamente vincere e non sarà facile per loro.
Tutto il mondo del calcio, e non solo, è in lutto per la scomparsa del più grande goleador italiano del dopoguerra: Gigi Riva. Lo ricordo quando giocava nel Laveno arrivare al mio paesello, Gerenzano. Era una gara di Prima Divisione, la Gerenzanese era un’ottima squadra e il terzino Pagani molto forte, ma, mi pare di ricordare che il numero 11 del Laveno segnò almeno due reti, mi sfugge il risultato finale. Lo incontrai nel passaggio che, a San Siro, porta dagli spogliatoi al campo. Dissi a Burgnich ‘ho visto il tuo uomo’. Il grande Tarcisio mi rispose: ‘Quello parla poco ma fa i fatti, sbuca da tutte le parti, spero che l’Armando (Picchi) mi protegga.’ Grande Rombo di Tuono, ti auguro di trovare nell’aldilà un pallone per divertirti a sparare verso la porta di San Pietro, farai sicuramente molti gol!