Siamo all’ottava di questo stanco campionato di calcio: una Serie A colma di squadre che vent’anni fa non avrebbero raggiunto neanche la Serie B. Però ci permette di staccarci da altre trasmissioni televisive dove soggetti, autoproclamatisi scienziati, ci propinano informazioni ad minchiam su covid e vaccini. Neanche l’annuncio di case farmaceutiche molto credibili che, aspettata la sconfitta di Trump, hanno assicurato che nei prossimi mesi ci si potrà vaccinare per eliminare questo tremendo virus e tornare a vivere meno terrorizzati, ha acquietato lo stormo di coloro che dopo anni da mediano hanno trovato l’annetto da goleador. Se vengo a sapere che la Rai paga per avere nelle trasmissioni questi personaggi, chiedo l’annullamento del canone per procurata orchite.



Le prime loffie – ma anziché i virologi va bene anche così – partite della giornata ci hanno mostrato una Juve in ripresa. Le gobbentruppen hanno assalito il povero Cagliari, “virusdecimato”, e in un solo tempo lo hanno sotterrato. Con più difficoltà ha vinto anche la Lazio a Crotone .Per questo incontro mi viene spontanea una riflessione: Immobile non aveva risposto alla convocazione della nazionale perché sospetto infetto corona. Ora mi chiedo: può una persona che pochi giorni prima era sospetto fosse anche solo di una modesta influenza, giocare un intero incontro calcistico sotto un’acqua scrosciante? Boh, vallo a capire!



Come da capire è l’Atalanta. Da squadra capace di grande pressing e gioco, con la Spezia è apparsa un team ’quaquaraqua’. Che la Dea pensi di giocarsi il tutto in Champions lasciando in secondo piano la Serie A? Sarebbe un errore: vincerla è per lei impossibile, non ci riesce neanche la Juve, e rischierebbe di non arrivare nelle quattro in classifica che vi parteciperanno nella prossima stagione. Preso nota che il Sassuolo non scherza e vuol rimanere nelle posizioni di testa, dobbiamo sottolineare la forza della Maggica, la squadra che oggi mostra il miglior gioco, che senza Dzeko e giocando solo il primo tempo ha rifilato tre pappine al Parma e si è fatta sotto per la lotta allo scudetto. La solita Inter a San Siro contro il Toro che, ancora una volta, pare squadra che per pazzia può concorrere con la Beneamata. Ancora una volta i granata sono passati – con merito – in vantaggio stavolta doppio e, come con Lazio e Sassuolo, si sono poi fatti infinocchiare.



Nerazzurri inguardabili per un’ora poi, con la disperazione di chi non ha più nulla da perdere, si sono buttati avanti, piazzati in campo contemporaneamente quattro attaccanti e, sotto la spinta di Lukaku, distrutta ogni speranza torinista. Quattro reti di cui due di Lukaku che, in sovrappiù, ha aggiunto un palo e una traversa. I bauscia non sono ancora una grande squadra ma, quando si incavolano, Attila e gli Unni non erano nessuno. Fisicamente fortissima, appena alza la velocità diviene incontenibile. Però una grande squadra non deve sempre rischiare la sconfitta per trovare motivazioni, rischia troppo. La rivedremo in settimana contro Real Madrid e Sassuolo: è tornata ad essere una sfida in alta quota di Serie A quella fra diavoli e ciucciarielli.

I casciavit sono scesi a Napoli da capiclassifica e sono subito andati in vantaggio con una splendida rete di Ibra. Poi il Napoli, nel primo tempo, ha avuto occasioni per pareggiare fra cui una clamorosa traversa. Il Milan ha avuto un gioco eccellente e rapido, gli azzurri un grande possesso palla ma mancano di un vero centravanti. I napoletani hanno iniziato la ripresa attaccando ma ancora Ibra li ha puniti. Il Napoli ha accorciato ma è subito rimasto in dieci per l’espulsione di Bakayoko: da quel momento i rossoneri hanno controllato l’incontro che è andato spegnendosi e, per la gloria milanista, con una terza rete. Obiettivamente il Milan è divenuto una squadra completa che sa controllare gli incontri, sa ripartire e colpire con Ibra: non è in testa alla Serie A casualmente.