Buio pesto in casa casciavit. Una scassatissima Salernitana ha rischiato di inchiappettarli. Solo un colpo di fortuna di Jovic ha acceso una fioca candelina nel buio rossonero. I giocatori del Milan non hanno ancora capito di non essere campioni, necessitano di concentrazione continua e di correre. Appena rallentano, una qualunque squadra di Serie A può almeno ‘pareggiarli’. La vittoria, più che altro propiziata dai cuginastri, del campionato di due anni fa li ha resi inconsapevoli dei propri limiti. Fanno una parte di gara che paiono uno squadrone poi, se passano in vantaggio, pensano di poter controllare la partita, non è mestiere loro. Pioli rischia di fare la fine dei canditi nel panettone; chi non li ama li butta.
Intanto, una sentenza di uno sperduto tribunale lussemburghese ha stabilito che praticamente tutti possono partire ad organizzare tornei di calcio a diversi livelli di internazionalità. Se applicata, manderebbe in piena crisi i campionati nazionali perché, per fare cassetta, le nuove Leghe chiederanno e troveranno sicuramente appoggi economici per attirare le grandi squadre europee. Stiamo sempre più andando dal calcio che qualcosa di romantico ancora aveva a un calcio solo economico che attirerà sempre meno giovani, già oggi in netta diminuzione come praticanti, facendo la fine del ciclismo su pista o del pugilato.
Vantaggio a Frosinone della Gobba regalato dalla difesa e dal portiere avversario per colpa della moda di partire dal basso anche quando hai portiere e difensori con i piedi quadri. La Juventus si è trovata nella condizione migliore per fare il suo gioco: difesa e contropiede. I ciociari, costretti ad avanzare, parevano a rischio caduta ulteriore e invece, approfittando della sottovalutazione che i bianconeri hanno fatto di loro, con un’azione rapidissima, da manuale della ripartenza, hanno pareggiato e, per centimetri, non sono passati in vantaggio. La gara è poi migliorata perché le squadre si sono allungate e il gioco si è fatto fluido. I bianconeri, superiori fisicamente, sono parsi sperare nel solito colpo di coda (modo di dire elegante) finale. Detto e fatto. A dieci minuti dal termine, colpo di testa di Vlahovic, su cross di McKennie, difensori che paiono le statuine del Presepe e giornata fatta.
Quando pareva che la prima parte di partita stesse mestamente per concludersi a reti inviolate, ecco ergersi a eroe bauscia Bisseck, per gli amici Bisteccone, che prima colpisce la traversa e successivamente si alza nel cielo nerazzurro per colpire di testa e trafiggere la rete leccese. Dopo un primo tempo passato nella metà campo salentina alla ricerca di spazio per insaccare, finalmente il pubblico della Beneamata ha potuto balzare dalle sedie per gioire. I nerazzurri hanno fatto un buon primo tempo, forse mancando di cattiveria sotto rete, prima con Arna e poi con Thuram, che ha molto sentito la vedovanza da Lauti.
Il Lecce ha un ottimo portiere e due grossi e capaci centrali in difesa, con Banda davanti sempre pericoloso per i suoi dribbling secchi che, però, sono stati sempre stroncati da Darmian. In grande spolvero Barella. Nella ripresa, i nerazzurri sono parsi stanchi e i giallorossi si sono ringalluzziti, hanno schiacciato l’Inter verso la propria area ma senza creare soverchie difficoltà a Sommer. Molto più pericolose le ripartenze nerazzurre durante una delle quali Arna, con un colpo di tacco che è valso il prezzo di ingresso, ha messo Barella nelle condizioni di trafiggere Falcone. E così la capolista ha mantenuto il vantaggio di quattro punti sulla seconda: la cosiddetta signora (in minuscolo).
Da sottolineare la vittoria di un grande Bologna sulla Dea; ora si trova tranquilla in Champions, socmel! A sera, si sono scontrati Mou e Mazzarri. I due, quest’anno, hanno rivisto le proprie idee di gioco: il portoghese è passato dalla difesa a quattro a quella a tre, Mazzarri ha fatto il percorso contrario. Grande corsa delle due squadre, l’incontro, per chi avesse perso, avrebbe determinato un campionato fallimentare; i punti di distacco per entrare nell’Europa che conta sarebbero divenuti quasi impossibili da colmare. Le squadre sono apparse consce della situazione, capito che il pari non sarebbe servito a nessuna per cui hanno, almeno nella prima ora, lottato su ogni pallone. Lezioso il gioco dei campani, grandi verticalizzazioni in quello della Maggica. Le squadre si equivalevano nell’intensità di gioco ma senza creare grandi occasioni. L’occasione per spareggiare le carte è arrivata appena passata l’ora di gioco: espulso Politano, Napoli in dieci. Della nuova situazione si sono giovati i giallorossi che dopo pochi minuti sono passati in vantaggio con Pellegrini. Poi espulso anche Oshimen per fallo di ‘generosità’, per due volte cartellino giallo per eccessiva foga nell’inseguire gli avversari. Giustamente i romani hanno continuato a tener palla e palleggiare, vincendo, anche con una successiva rete di Lukaku, hanno superato il Napoli in classifica.
Per i campani possiamo dire: su quelle maglie c’era lo scudetto. Ora godiamoci serenamente la memoria dello straordinario fatto che ha trasformato il mondo: la nascita di Gesù. Augurissimi!!!