Giocare ogni tre giorni non è normale. Non fai in tempo a preparare le partite come si deve e, specialmente, trovi giocatori vuoti fisicamente e psicologicamente. Aggiungiamo poi il corvaccio Covid che vola basso, mirando a inserirsi in tutti noi, e non dovrai meravigliarti di un Milan che non fa punti contro lo Spezia o di un’Inter che fatica a battere il Venezia. Troppe squadre, specialmente in questi due terribili anni, giocano in serie A; andrebbero limitate a 16, massimo 18. La Beneamata, al termine di un periodo di sovraimpegni, ha giocato la più brutta partita dell’annata. Lenta, incapace di verticalizzare, con un gioco che pareva di sufficienza ma che, viceversa, era legato alle tossine in corpo dopo gli incontri con Lazio, la Dea, la Juve 120 minuti, l’Empoli con altri 120 minuti.
La panchina è lunga ma, come in tutte le squadre, quando giocano i titolari è un’altra cosa. Brozovic, il motore della squadra, girava a tre pistoni, Barella e Lautaro fermi, Darmian inutile. I lagunari hanno fatto la loro onesta partita di difesa, bloccato il centro dell’area con tre marcantoni, lasciavano che i bauscia si sfogassero sulle fasce neutralizzando i vari cross verso il centro. Quello che abbiamo ammirato nell’Inter è stata la fame di vittoria e il non essersi abbattuta dopo lo svantaggio. Se i nero-arancio-verdi avessero pareggiato, non avrebbero rubato alcunché.
Contro la Dea, la Lazio ha fatto una bellissima partita con grosse occasioni (il palo colpito da Zaccagni trema ancora), ma le è mancata la capacità di velocizzare l’azione negli ultimi 20 metri. Contro difensori della forza degli atalantini, se non li infili in velocità non passi nemmeno se giochi per cent’anni. Anzi, rischi le loro ripartenze. Il secondo tempo della gara è valso più del biglietto. Le squadre, con tattiche molto diverse, hanno mirato a fare propria la gara. Nessuna delle contendenti ha commesso errori, ergo 0-0.
Clamoroso al Maradona. Il Napoli attacca per mezz’ora, produce una quantità enorme di palle goal, ma riesce a trasformarne una sola, la più casuale. La Salernitana passa la metà campo solo una volta e, con la difesa degli azzurri che non se l’aspettava, trafigge Meret. Il Napoli si butta avanti con stile oratoriano, vorrebbe vincere perché pensa sia suo diritto per censo, non ci sono schemi di gioco, ma tentativi velleitari di tutti. Lo capiscono i granata campani, che in un paio di occasioni, rischiano il vantaggio. Per mandare al riposo contenti i vesuviani è stato necessario un mezzo rigore prima del the caldo. Poi la ripresa è stata tutta in discesa: la Salernitana è il classico permaflex da serie B.
Bello l’incontro Torino-Sassuolo, due bravi allenatori che sanno far giocare bene le loro squadre e spingere i giocatori a lottare per vincere. Alla fine esce un 1-1, ma il Toro meritava di più. In Cagliari-Fiorentina, saga del ciapa no: un rigore sbagliato per parte porta a un pareggino che scontenta entrambe le contendenti. Implacabile Abraham che, con grande senso del goal e dovuta cattiveria, ha portato in vantaggio la Maggica ad Empoli. È questa una squadra che gioca meglio fuori casa in Serie A, quando viene attaccata sa chiudersi e ripartire con velocità di gambe. Quando, invece, tocca a lei impostare il gioco, denuncia la sua pochezza: è una buona squadra, ma nulla di più. La Roma, con l’ingresso di Sergio Oliveira, ha migliorato il proprio centrocampo, l’esperienza del portoghese è impagabile. In mezz’ora e poco più, 4 reti di vantaggio per i capitolini e partita indirizzata verso i tre punti per ì giallorossi. I toscani quello che avevano da dare l’hanno messo in campo nei 120 minuti di Coppa Italia contro l’Inter, ora sono scoppiati. Ottima e sorprendente la mossa di Mourinho di schierare il centrocampo in verticale con un trequartista rapido, Mkhitaryan, dietro le punte. L’Empoli, sorpreso, non ha trovato, nel primo tempo, un giocatore da piazzargli addosso. Solo il calo, principalmente mentale, della Maggica nella ripresa ha permesso agli empolesi di non fare la figura degli scappati da casa arrivati per caso nel nostro massimo campionato.
Milan vs Juve, posticipo di questa giornata di Serie A, si è giocato in una cattedrale deserta su un terreno da scapoli contro ammogliati. Partita decisiva per i gobbi per rientrare nel giro Champions e per i casciavit per non perdere terreno dall’Inter. Un pareggio sarebbe grave per entrambe. Inizio veemente delle due squadre, cercano di intimorirsi a vicenda. Nei bianconeri Cuadrado gioca più avanti del solito per limitare Hernandez, nei rossoneri Ibra fa da pivot cercando di lanciare Leao. Alla mezz’ora Ibra dà forfait ed entra Giroud. Partita molto spezzettata per fallosità e squadre attente, soprattutto, a non incassare reti… I centrocampisti non hanno mai fatto da incursori ma si sono limitati a proteggere le difese. Con ciò, gli attaccanti hanno avuto, per tutto il primo tempo, poche possibilità per tentare di rendersi pericolosi. Prosegue così anche la ripresa, anche se il Milan ha cominciato a prender campo. Non è una partita all’altezza delle aspettative, si combatte a centrocampo, e anche la girandola delle sostituzioni non cambia la situazione. Può risolverla la prodezza di un singolo o la cavolata di un difensore. Non si avvera nessuna delle ipotesi: Inter, Napoli e Atalanta ringraziano.
Ressa di politici a Roma, domani iniziano le votazioni per scegliere il Presidente della Repubblica italiana. Chi raccoglierà l’eredità, pesante, del Presidente Mattarella? Spero una persona che alla capacità politica unisca anche la conoscenza delle problematiche internazionali ed economiche. Non sono più i tempi di un Presidente che si limiti ad ascoltare i partiti per dare un governo al Paese, ma di qualcuno/a che, usando tutti i poteri che la Costituzione assegna alla carica, sia capace di indirizzare, con messaggi e interventi pubblici, il Parlamento a legiferare per lo sviluppo armonico del nostro Paese, che è il reale interesse di tutti noi.