SERIE A: LA 21^ GIORNATA

Era il giugno 1989.Ottavio Bianchi, allenatore del Napoli, fece segno a Raffaele Di Fusco di alzarsi e scaldarsi. Era il portiere di riserva che, al momento, non comprese la mossa. Gli fu più chiara quando, all’indicazione di entrare, non gli consegnarono i guantoni ma la maglia da centravanti. La panchina partenopea era vuota per malattie e infortuni. La squadra si era presentata con tredici giocatori: undici in campo, il portiere di riserva e un giovane che era già subentrato ad un titolare infortunatosi. Fu così che Di Fusco ebbe il suo momento di notorietà: il portiere centravanti.



Pare ora di essere ritornati a quei tempi. Il regolamento per la Serie A dice che se hai disponibili tredici giocatori, fra cui due portieri, devi scendere in campo. Ma che regolamento è? Penalizza duramente le squadre minori. È evidente che le grandi squadre, anche con una decina di titolari impossibilitati a scendere in campo, possono degnamente sostituirli – hanno una panchina lunghissima – ma le piccole? Questo porta ad un campionato falsato. Non tanto in vetta quanto nella parte bassa. Andrebbe sospeso fino a fine gennaio e ripreso dopo la sosta di inizio febbraio. Cosa significa poi giocare la Supercoppa fra Inter e Juve in questo momento di paura? Un derby d’Italia deve essere una festa, bauscia e gobbi debbono poter schierare le formazioni migliori, non debbono essere le Asl a condizionarle; si sarebbe potuto spostare l’incontro a fine campionato. Ora si scenderà ad un massimo di 5000 tifosi per incontro, speriamo non si concentrino tutti sulla stessa tribuna!



In questo clima la giornata di Serie A è iniziata con i casciavit a Venezia. Potenza e qualità di gioco imparagonabili. Dopo due minuti la forza straripante di Leao e il tocco finale di Ibra avevano già determinato il risultato. Uno a zero in attesa di reti aggiuntive che sono arrivate, con naturalezza e rigore, nella ripresa. Venezia presto in dieci: game over. Ai neroverdi è mancato un netto rigore sullo 0-1.
Nei lagunari un solo calciatore, oltre al portiere, è da massima divisione: Aramu. Gli altri sono da retrocessione, non hanno personalità. I rossoneri non avendo impegni di coppe divengono i reali favoriti per lo scudetto.



La Dea ha strapazzato l’Udinese e aspetta alla prossima giornata l’Inter per uno scontro che darà grandi indicazioni per il futuro del campionato di Serie A. Va significato che i bianconeri, causa Covid, non hanno potuto allenarsi negli ultimi quindici giorni. Stupenda rete di Petagna al Maradona, per portare il Napoli in vantaggio, definitivo, sulla Sampdoria. Si sono affrontate due squadre dimezzate nei titolari con i partenopei impegnati a far gioco e i genovesi a difendersi sperando nel contropiede. La Samp ha un buon tasso tecnico ma poca grinta, gli azzurri – si sa – sono forti e appena l’avversaria rischiava un avanzamento ripartivano e si avvicinano al raddoppio.

Maggica all’attacco ad inizio partita, dominio assoluto e, al termine di una serie infinita di calci d’angolo, Abraham ha uccellato i difensori juventini. Erano passati dieci minuti tutti giocati nella metà campo bianconera con De Ligt che aveva commesso un rigore enorme non rilevato da arbitro e varisti. Però, quando meno te lo potevi aspettare, Dybala si è inventato una magia per il pareggi. La partita era bella, le squadre correvano. I giallorossi apparivano meglio disposti sul campo ma sempre occhio ai torinesi, mai considerarli in crisi. Alla mezz’ora la partita si è fatta equilibrata. Favolosa partenza giallorossa nella ripresa, in sei minuti due reti: bellissima la punizione di Pellegrini. La possibilità di vincere ha fatto venire il braccino del tennista alla Roma. In sei minuti, a cavallo del settantesimo, con tre reti su ripartenze la Juve è passata in vantaggio. Mai pensare che una partita contro i bianconeri sia vinta! Una grossa mano l’ha data sicuramente l’ingresso di Morata in sostituzione dell’ inesistente Kean. Altra “parata” di De Ligt, rigore che Pellegrini sbaglia. Partita infinita! I bianconeri trincerati nella propria area, pur rimasti in dieci, non hanno mai permesso ai capitolini di avvicinarsi al pareggio.

Dopo l’avanspettacolo di Serie A sono scesi in campo i campioni d’Italia contro la Lazio. Le squadre di Sarri sono sempre state ostiche per l’Inter. La gara è iniziata al piccolo trotto, un paio di aperture nerazzurre su Perisic hanno scaldato il pubblico. Brozovic approssimativo. Buona la mossa di Gagliardini su Milinkovic Savic. I biancazzurri bravi a giocare da squadra e capaci di rimanere molto corti. Ma quando i nerazzurri hanno deciso di aumentare la velocità per i laziali è iniziata la sofferenza. Grande tiro al volo di Lautaro su cross di Dumfries, risposta eccezionale di Strakosha che però, sull’azione successiva, nulla può su un tiro chirurgico da fuori area di Bastoni. Beneamata in meritato vantaggio alla mezz’ora di gioco. Alla prima azione furba di attacco laziale, Immobile su assist di Cataldi infila Handanovic a passeggio per l’area. Va da via i ciapp!

Pur giocando sempre in avanti l’Inter non appare lo squadrone pre natalizio. In particolare gli attaccanti non tengono palla e solo Perisic riesce a imbastire azioni che impensieriscono i laziali. Per fortuna nerazzurra Brozovic, nella ripresa, ha iniziato a giocare con maggior precisione. Finalmente un traversone di Bastoni ha innescato il crapone di Skriniar per il vantaggio milanese. Già l’Inter si era mangiata alcune facili occasioni di cui una con strepitosa parata di Strakosha su Lautaro e salvataggio sulla linea di un difensore laziale che si è opposto alla conclusione di Perisic. Tutto poi è proseguito con i nerazzurri protesi a difendere il risultato ma capaci di punzecchiare pericolosamente i romani. Non c’è altro da aggiungere: il campionato di Serie A ha due “papesse”: Inter e Milan, e due “cardinalesse”: Atalanta e Napoli, il resto è… il resto.