Giornata numero 34 della Serie A. Serve per definire chi fra le comprimarie entrerà nei giochi europei o retrocederà in Serie B. A Milano, l’Inter dedica la giornata a festeggiare la giusta vittoria del campionato e il raggiungimento del 20° scudetto, che permette di cucire la seconda stella sulla maglia. Siamo forse all’ultimo campionato con rilevante interesse delle tifoserie; la Champions, nella nuova concezione, potrebbe spostare su di sé tutta la voglia di vincere. Per l’Europa sarebbe un bene. Sapendo come il calcio nel vecchio continente rappresenti uno dei movimenti più coinvolgenti, quella specie di lungo campionato europeo potrebbe rappresentare un momento di forte interesse comune che porti a rafforzare, come ha indicato Enrico Letta con un intervento di grande spessore alla Commissione europea, la comprensione di un’Europa che operi unita su tematiche fondamentali come finanza, cultura, risposte alle aspettative giovanili, per non divenire un’area secondaria nello scenario mondiale.
A proposito di secondarietà, si è visto una partita fra Juve e Milan degna di un incontro fra squadre distanti una ventina di punti dalla capo classifica. La Gobba non ha il centrocampo, per cui le punte vengono servite quando l’avversaria ha già piazzato la difesa; i casciavit hanno un attacco fatto solo da nomi: Giroud, un campione spompato, Leao che sarebbe stato un grande negli anni cinquanta quando si giocava a uomo e senza che nessuno raddoppiasse la marcatura. Oggi ha solo la fortuna che tutte le squadre marcano a zona, per cui a distanza, e lui essendo veloce può apparire un potenziale match winner. Con Burgnich non avrebbe toccato palla! La Juve ha meritato di più, il Milan deve ringraziare Sportiello che non ha per niente fatto rimpiangere Maignan. Reti inviolate a vantaggio dei rossoneri che blindano il posto di maggiordomo dell’Inter.
Questa ha giocato a metà domenica in un San Siro addobbato a festa e degno dei festeggiamenti preparati per il meritatissimo scudetto vinto, nonché il raggiungimento delle due meravigliose stelle che rendono ancora più belle le splendide casacche azzurro-nere. Anche il cielo ha concorso, sospendendo la pioggia per rendere migliore la giornata. Tre arbitri al femminile e il Torino che rende omaggio, prima di inizio gara, ai neo campioni. I cori bauscia hanno accompagnato tutta la gara che la Beneamata ha affrontato solo per regolamento contro un Torino deciso a far punti per mirare alle gare europee. Date le premesse, la gara non è stata certo entusiasmante. Al Toro il pareggio appariva come un miraggio, ai nerazzurri interessava solo la festa post gara. Qualche sgroppata di Bellanova, un tiro di Zapata, una grossa occasione sciupata da Thuram e metà partita era fatta. Ad inizio ripresa, granata in 10 per espulsione, giusta, di Temeze. Da ciò i torinisti si sono sentiti autorizzati a chiudersi nella loro area con l’Inter che pareva quasi obbligata ad attaccare.
Ci sarebbe voluta più velocità, ma i nerazzurri non hanno mostrato grande voglia; qualche azionetta, un paio di tiri da fuori. Poi in una di queste azionucce il Calha si è trovato solo davanti al portiere granata e non ha potuto esimersi dal segnare. Il Torino si è depresso. Un paio di azioni da quasi Inter, Thuram steso in area, rigore trasformato da Calhanoglu. Allo scoccare dell’ora, girandola di sostituzioni da entrambe le parti. Le seconde linee sono parse vogliose di guadagnarsi la pagnotta e lo scontro è divenuto un poco più veloce, niente di eccezionale. Ormai il Torino aveva capito che non c’era trippa per gatti e gli uomini del Biscione pensavano alla faticosa festa serale che prevede un viaggio su bus scoperti per le vie di Milano accompagnati da un popolo di tifosi inneggianti ai gladiatori nerazzurri.
Fine pratica settimanale: Inter 2 – Torino 0. Si dia il via alle feste!!!