La Serie A è stata il primo grande campionato bloccato dal Coronavirus e sta pagando un prezzo molto alto pure dal punto di vista economico. In questi giorni abbiamo letto articoli anche con toni catastrofici su pericoli di fuga dei calciatori stranieri, desiderosi solo di scappare dall’Italia lasciando la Serie A. Il discorso è complesso e sicuramente il problema esiste, ma bisogna affrontarlo con serietà. Innanzitutto, la diffusione sempre più ampia del Coronavirus ovunque rende purtroppo la situazione critica un po’ dappertutto, con conseguenze economiche che saranno pesanti anche per gli altri campionati e che comunque è difficile quantificare ora, perché troppe domande restano in sospeso. Quando si ricomincerà a giocare? Si potranno completare i campionati? Verranno del tutto cancellati alcuni appuntamenti? Solo il tempo dirà, per ora possiamo limitarci ad osservare che la situazione, fino a qualche giorno fa drammatica “solo” in Italia, adesso fa poche distinzioni di confini, per cui il problema non è solo della Serie A e dunque è difficile immaginare la fuga dei “piedi” più pregiati per andare a giocare in altri campionati.



CORONAVIRUS SERIE A: DUBBI E PAURE DEI GIOCATORI STRANIERI

Questione diversa è quella della paura, che riguarda anche i calciatori come tutti gli esseri umani: timori per la salute propria e delle persone care. Anche in questo senso, l’Italia si è trovata subito in prima linea e comprensibilmente vi erano timori a rimanere nelle zone a più forte rischio contagio, considerando che la maggioranza delle squadre di Serie A è di città che fin da subito si sono trovate nel cuore dell’emergenza. Ecco allora che comprensibilmente Cristiano Ronaldo resta a Madeira, dopo esserci andato per trovare la madre malata: tornare in Italia in questo momento non avrebbe senso e d’altronde sarebbe anche difficile con i voli bloccati. Anche da questo punto di vista tuttavia il passare dei giorni sta uniformando tutto: è difficile adesso identificare un paese che si possa dire al sicuro. Certo, anche i calciatori – come qualunque uomo – vorrebbero essere vicini alle loro famiglie in questo momento: ma partire da questo presupposto per descrivere la distruzione economica del calcio solamente italiano ci sembra davvero fare del catastrofismo a dir poco inutile in questa fase.

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