Nel recarmi a San Siro, in una delle ultime occasioni per questa Serie A, sono, casualmente, transitato da quartieri operai dell’hinterland milanese. Cavoli! Che cambiamento culturale! Nessuno con in tasca l’Unità (per i giovani: quotidiano comunista, poi postcomunista e ora solo titolo per feste culturali a base di risotto e ottime salamelle), tutti con Vogue. Rapida inchiesta e ho avuto informazione che Elly, immortalata sulla rivista, detta la moda per le donne del popolo della sinistra. Giusta mossa, non poteva farsi superare, in tema di eleganza, dalla moglie dell’on. Saumahoro o lasciar pensare che l’eleganza sia solo una prerogativa delle feste della destra.



Sullo stesso tema non si fanno superare le squadre di calcio che adottano maglie dalle fogge cromatiche più inaspettate e studiate per adattarle all’insieme della rosa della squadra per una perfetta armocromia. Vedere l’Inter con la maglia giallina o la Juve bardata di un rosa tenue è qualcosa che rende felici le tifoserie e le rende più tranquille in caso di sconfitta, non hanno perso i nerazzurri o i bianconeri ma altri indecifrabili. Né i casciavit, né la Maggica hanno saputo approfittare della giornata per staccare l’avversaria in classifica e tenere a distanza le rivali per l’ultima posizione di classifica valida per la Champions.



La Roma, con una difesa improvvisata, si è chiusa in modo intelligente e ha chiuso ogni varco al Milan che, portando palla, tentava di spingersi nell’area capitolina. Gioco lento e farfuglioso impostato da entrambe sulla giocata casuale dei singoli. Gara da reti inviolate. Nel lungo recupero a fine gara hanno però segnato: Abraham su una ripartenza che ha trovato i rossoneri sbilanciati in avanti e Saelemaekers su papera di Rui Patricio. Forse risultato corretto ma è da pirla andare in vantaggio al minuto 94 e farsi raggiungere al 97. Un bel balzo in avanti in Serie A lo ha fatto l’Atalanta vincendo a Torino. Ha raggiunto la zona che permette di accedere alla Champions. Oltretutto la Dea ha ritrovato gioco e Zapata.



Hanno tremato assieme San Siro e i quartieri napoletani quando Gosens al termine di una lunga marcia, ha portato l’Inter in vantaggio sulla Lazio. Era ora! Una gara che i bauscia hanno stradominato li ha visti soccombere fino a dodici minuti dal novantesimo. Da poco Inzaghi aveva capito, anche per l’incitamento coram popolo, che era ora di togliere il nullo Correa e inserire Lautaro. In pochi minuti, spinti anche dal carattere del Toro, i nerazzurri hanno costretto i romani nei loro venti metri prendendoli a pallonate finché bus sulle linea di porta e lato B hanno ceduto lasciando il posto a chi meritava la vittoria. La Beneamata si è ora insediata al quarto posto, il balcone con vista Champions.

Ha rischiato grosso la Gobba a Bologna. Discesa baldanzosa con la certezza di raggiungere il secondo posto in classifica in Serie A, è quasi riuscita a lasciarci le penne. Buon per lei che Milik ha raggiunto il pareggio per le sue capacità balistiche e non per il gioco di squadra. Come è possibile per la Juve far gioco se difficilmente è in possesso di palla? La tattica di Allegri è rintanarsi in difesa e sperare che l’avversaria avanzi per infilarla in contropiede. Certo ha avuto una buona reazione quando i rossoblu sono passati in vantaggio, ha sbagliato un rigore ed è un po’ uscita in attacco fino alla rete del polacco. Poi basta, tanto che i felsinei hanno avuto diverse occasioni per il raddoppio. Con un piccolo sforzo possiamo dire che il pareggio è risultato corretto.

Celebriamo ora, facendo i dovuti scongiuri, l’appuntamento con la storia di Spalletti e di tutta Napoli. La Serie A è praticamente vinta anche se, in questa giornata, è mancata la vittoria e la festa. Sarebbe stata la terza volta ma mentre le prime due volte erano collegate alla presenza al San Paolo di Diego Maradona, stavolta, nel medesimo stadio, che però porta anche il nome del grande calciatore, è tutta la squadra che con una trionfale galoppata, da inizio campionato, ha staccato, come faceva Coppi, gli avversari. Una squadra che ha in Osimhen, Kvara e Kim i propri uomini simbolo ma che deve ringraziare l’allenatore che li ha tenuti sempre con i piedi per terra togliendo loro ogni pressione e facendo di undici uomini un tutt’uno in campo capace di schiacciare avversari più forti sulla carta.

Le cinque reti infilate a Napoli ai Gobbi rimangono memorabili sì che i nonni, per anni, le racconteranno ai nipoti. La vittoria di giornata sulla Salernitana non c’è stata, è mancato il colpo di reni finale per accaparrarsi matematicamente la Serie A. Quando tutto pareva fatto, ecco il pareggio della Salernitana, il Napoli potrebbe vincere lo scudetto fra qualche giorno ma in trasferta. Per un popolo che lo aspetta da trentatré anni non è la medesima cosa.

Buon primo maggio a tutti. Scusatemi, chiudo qui perché devo recarmi dall’Armocromista 24H.