L’emendamento al decreto Milleproroghe proposto da Claudio Lotito, che prevedeva la proroga dei diritti tv del campionato di Serie A DAZN Sky da tre a cinque anni, è saltato. Il numero uno della Lazio, eletto con Forza Italia, come riportato da Il Fatto Quotidiano, avrebbe voluto che la Legge Melandri venisse cambiata, in modo da modificare la durata dei contratti non soltanto per il futuro, bensì anche con effetto retroattivo. L’accordo attuale sarebbe dovuto dunque essere confermato fino al 2026.



Il Governo, tuttavia, ha bocciato la proposta, che era già stata approvata in Commissione, emettendo un contro-emendamento soppressivo per cancellarla. A opporsi fermamente all’idea è stato soprattutto Andrea Abodi, ministro dello sport, il quale non intende farsi scavalcare da Claudio Lotito al Quirinale. È per questo motivo che sta valutando una riforma della legge sui diritti tv che possa rientrare in un provvedimento di sistema. L’obiettivo, infatti, è che il prossimo bando per l’assegnazione non sia un flop, ma senza ricorrere a scorciatoie.



Serie A, salta proroga diritti tv a DAZN e Sky: la replica di Lotito

Claudio Lotito, da parte sua, non ha accettato di buon grado il “no” del Governo al suo emendamento che prevedeva la proroga dei diritti tv del campionato di Serie A alle emittenti che li detengono attualmente, ovvero DAZN Sky. “L’Esecutivo ci dovrà spiegare il motivo, io non sono d’accordo visto che avevo presentato l’emendamento per attuarla”, ha affermato come riportato da RaiNews. Anche la Lega Serie A, d’altronde, aveva accolto positivamente la proposta del senatore di Forza Italia.



I dubbi del Parlamento in merito però sono numerosi. Innanzitutto, un bando è comunque da attuare, dati i principi di obbligatorietà della concorrenza sul mercato. Successivamente, affinché la proroga entrasse in vigore, sarebbe stato necessario effettuare una indagine per accertare la mancanza di offerte migliorative. Infine, si sarebbe dovuto attendere l’ok di DAZN Sky, che non avrebbero interessi ad accettarla, dato che potrebbero giocare al ribasso in una nuova corsa ai diritti tv.