Oggi torna la Serie A. Mancini lascia la Nazionale. Bene così, c’è qualcosa di vero da discutere. L’avevano circondato di ex juventini: Buffon, Barzagli, forse anche Bonucci, nominato generale dell’esercito “nazionale di calcio”, ma silurando tutti i suoi soldati, Evani in primis. Cosa avrebbe dovuto fare?

Con dignità, si è tolto dalle scatole. Se ora lo cercheranno gli arabi farà bene a valutare profondamente l’offerta – è un mondo completamente diverso dal nostro – ma se vuole farsi nuove esperienze… Avanti Spalletti, è complesso capire i suoi discorsi, ma di calcio se ne intende.



Lukaku tradisce l’Inter. Ma siamo sicuri che il clan bauscia, Inzaghi in testa, lo volesse davvero? In fondo la scorsa annata calcistica l’ha dovuta trascorrere da semi-panchinaro. Con la grana non spesa per Big Rom i nerazzurri si sono presi Frattesi (ottimo), Thuram (sperem) e Arna, l’Ibra dei poveri che, dato il livello attuale del nostro campionato di Serie A, da sottoriserva nell’anno del km 0, viene oggi glorificato a campione. Se poi aggiungiamo che con l’uscita di Onana sono entrati due bei portieri e Cuadrado, penso ci sia nulla da rimproverare alla dirigenza: per il livello del campionato italiano è zucchero!



I casciavit hanno comperato, incassando per la vendita di Tonali, mezzo mondo. Molti sono nomi mai sentiti, ma se almeno un paio girassero il Milan diverrebbe una quasi pretendente allo scudetto. I Gobbi, per ora, sono fermi ai dibattiti giornalistici, però sono forti. Roma e Lazio sono ancora un poco al palo, se vogliono puntare allo scudetto devono muoversi a comperare. Buono l’acquisto di Paredes e anche di Renato Sanches da parte della Maggica, ma non basta per concorrere al titolo nazionale, vale al massimo per il “trofeo” della capitale.

Lutto alla Roma. È venuto a mancare Carletto Mazzone, grande stratega di panchina e scopritore di talenti. Totti, Pirlo e Baggio gli devono moltissimo. A lui la terra sarà lieve.



Gli anticipi sulla partenza del Campionato di Serie A ci permettono di valutare i campioni d’Italia del Napoli che, finché hanno Oshimen, sono i favoriti per lo scudetto bis e la beneamata che parte con l’obbligo di abbattere la sua bestia nera: el Münsa.

Si da per scontato che Udinese e Bologna soccomberanno contro zebre e diavoli, se non dovesse accadere parrebbe già un… chiamarsi fuori di due pretendenti top team.

Certo che il potere economico delle squadre della nostra serie A è sceso ad un livello impensabile fino a dieci anni fa. Spariti i presidenti mecenati, le squadre sono nelle mani di fondi di investimento che fanno il loro mestiere: investono per avere un ritorno, non certo per soddisfare le esigenze delle tifoserie.

D’altra parte il nostro Paese è divenuto terra di conquista: aziende di livello per svilupparsi sono costrette a ricorrere a investitori esteri. D’altra parte siamo un Paese che ha difficoltà a concordare uno stipendio orario minimo per conferire la giusta dignità a chi lavora. In definitiva si andrebbe a definire la base minima da cui partire nelle trattative sindacali per i contratti. Quando la più ricca città italiana, Milano, non trova un gruppo di borghesi che rilevi due squadre piene di gloria calcistica c’è da riflettere.

I campioni d’Italia sono partiti dando un brivido al campionato: dopo sette minuti il Frosinone ha segnato la prima rete di questa Serie A.

Il Napoli ha però sempre tenuta l’iniziativa e infatti al termine del primo tempo aveva già ribaltato il risultato. Nella prima parte si è sentita l’assenza di Kvara e Anguissa. L’ingresso di quest’ultimo nella ripresa ha rafforzato la supremazia dei campani a centrocampo. Un po’ di fortuna quando i ciociari hanno colpito l’incrocio dei pali su punizione, ma troppa la differenza tecnica fra le due squadre. Oshimen è rimasto l’ultimo top player del nostro campionato ed è partito con i primi due colpi. Gli azzurri sono solo apparsi un po’ confusionari in difesa.

Al Meazza in San Siro, alle 2045 di un giorno caldissimo, sono scesi in campo i vice campioni d’Europa. Stadio pieno per vedere i due nuovi acquisti della beneamata: Sommer il bello e Thuram detto Tikus. Sette minuti tambureggianti alla ricerca del goal. Ci ha pensato il Toro a far scattare in piedi il popolo nerazzurro.

È la squadra pimpante del finale della scorsa stagione di Serie A. Dopo mezz’ora però la fatica si è fatta sentire e i biancorossi si sono fatti coraggio. Hanno impostato con buon possesso palla, ma non si sono mai resi pericolosi. I milanesi, in contropiede, si sono avvicinati più volte al raddoppio con Dumfries scatenato e Thuram grande distributore di palloni, è parso un mix – per ora in piccolo – di Dzeko e Lukaku. Stessa solfa nella ripresa con l’Inter che si è bruciate diverse occasioni finché Arna, appena entrato, ha giustificato la spesa per acquistarlo con una grande azione che ha permesso a Lautaro il gol del raddoppio.

Finalmente l’Inter si è tolta lo sfizio di battere i brianzoli. La squadra è forte e poche sue avversarie possono permettersi di fare entrare dalla panchina Cuadrado, Arnautovic, Frattesi e Carlos Augusto. L’Inter è sicuramente fra le maggiori candidate alla vittoria finale, ma necessita di maggiore cinismo in area avversaria. Arriverà anche quello, sperem.

Ho visto il programma del Meeting di Rimini che sta iniziando. Ottime mostre, interventi di livello massimo e molte tematiche dalle quali trarre spunti per riflettere. In bocca al lupo agli organizzatori, agli ospiti ed ai partecipanti.