Alleluia! Alla quarta di Serie A è andata anche per i casciavit, che si sono tolti dalla zona retrocessione. Ora possono puntare dritti alla vittoria nel derby della prossima giornata, dopo sei sconfitte consecutive…

Per vincere hanno maramaldeggiato con il Venezia che, se non sostituisce Di Francesco con i vari Ballardini o Colantuono, a dicembre sarà già sicuro di retrocedere. L’allenatore veneto è il classico soggetto che non capisce che, nel calcio specialmente, giocar bene significa vincere e che, se la tua squadra è inferiore tecnicamente e fisicamente, devi mettere il pullman sulla linea di porta e sperare nei due o tre contropiedi che ti saranno concessi. Dopo solo due minuti, il Venezia era già sotto e, prima della mezz’ora, aveva sul gobbo quattro pappine; però continuava ad attaccare, con il Milan che, ad ogni ripartenza, non segnava, in parte per errori propri ma, specialmente, per compassione. I diavoli hanno fatto una buona gara, la squadra pare in evoluzione positiva; ora sarà lo scontro della Madonnina a far capire se è arrivata al livello giusto per sperare di correre nella competizione per lo scudetto.



Rispetto ai neroverdi, con la barretta arancio della Mestrina che rovina la bellissima combinazione cromatica, l’Empoli si è mostrato di tutt’altra fattura.

D’Aversa, con il suo sostituto, ha messo in campo una squadra quadrata con tre marcantoni in difesa e un buon portiere, che hanno sovrastato l’attacco juventino. I Gobbi hanno creato una sola vera occasione da rete, sciupata da Vlahovic. Quest’ultimo pare completamente avulso dal gioco voluto da Motta, che privilegia attaccanti che facciano il primo pressing e rientrino a far gioco, niente piloni in mezzo all’area avversaria. La squadra, avendo molti nuovi ingressi, deve ancora compattarsi ma non sta mantenendo le promesse delle prime due giornate; i nuovi acquisti non paiono eccezionali, sembrerebbero meglio gli ingressi nei milanisti che, chissà perché, hanno ceduto loro un ottimo difensore quale Kalulu. Un po’ come il nostro continente: cede tecnologia e aziende ai cinesi, poi si meraviglia di trovarseli come concorrenti.



Il Napoli, a Cagliari, ha mostrato di voler essere la vera rivale dell’Inter. Una vittoria, quella campana, più che meritata, anche se iniziata, al di là di quanto dicono i regolamenti, con una clamorosa autorete isolana. Male la Maggica, che dopo una partita non esaltante si è fatta raggiungere dal Genoa all’ultimissimo respiro. Se manchi di concentrazione, è difficile andare lontano! L’Atalanta, due volte in svantaggio con la Fiorentina, è riuscita a ribaltare il risultato più per dabbenaggine viola che per propri meriti. La Dea pare debole in difesa: dopo le quattro legnate prese dalla Beneamata, ancora due reti subite in questa giornata.



A proposito di Inter. Si è presentata a Monza con parecchie riserve e una lentezza di gioco esasperante; pareva dire: anche giocando al 50%, questi li stendiamo, risparmiamoci per Manchester. Troppa presunzione. Dopo mezz’ora, i nerazzurri non hanno più giocato, il primo tempo è trascorso loffiosamente con qualche occasione non sfruttata dai milanesi. In quanto ai brianzoli, si sono limitati a difendersi e buttare qualche pallone alto in area nerazzurra, sperando nel crapone di san Djuric. Il secondo tempo parte come era finito il primo. Inzaghi ci ha messo poi del suo: ha tolto Martinez e Thuram e piazzato le riserve anche in attacco; la situazione è peggiorata e, con l’unica azione della giornata, il Monza si è portato in vantaggio, e per i nerazzurri pareva notte fonda.

Però l’Inter, pur intristita, non c’è stata a perdere e, su un’azione confusa, è pervenuta al pareggino con Dumfries. Il Napoli ora è solo al comando della classifica, ci rimarrà fino alla fine?