Hanno fatto discutere le parole di Serse Cosmi, che si era difeso dalla squalifica del Giudice Sportivo per bestemmie appellandosi alla laicità dello Stato italiano. In virtù delle polemiche divampate, il tecnico del Crotone attraverso il profilo Twitter ufficiale del club calcistico si è detto «dispiaciuto per il rumore mediatico seguito all’interpretazione delle sue dichiarazioni di venerdì nel post Lazio». L’allenatore dei calabresi ha precisato che la sua «era una riflessione in generale», l’auspicio che «si avesse la serenità di valutare con più attenzione eventuali frasi dette in momenti di tensione». Quindi, in maniera netta e chiara ha affermato: «Non ho mai pensato di sdoganare la blasfemia e far passare una bestemmia come una cosa normale e quello che ho dichiarato non voleva minimamente andare in quella direzione».



Quindi, Serse Cosmi ha concluso il suo intervento: «Auspicavo solo che si avesse la serenità di valutare con più attenzione eventuali frasi dette in momenti di tensione. Spero di aver fugato così in maniera definitiva qualsiasi dubbio su quello che è il mio pensiero e che si possano evitare eventuali strumentalizzazioni». (agg. di Silvana Palazzo)



SERSE COSMI E LA BESTEMMIA IN SERIE A

Serse Cosmi è l’ultimo protagonista del campionato di calcio di Serie A che è stato squalificato per aver detto una bestemmia, per aver proferito una espressione blasfema. Fra il primo e il secondo tempo della partita fra Crotone e Torino, il tecnico dei calabresi aveva proferito il nome di Dio invano, e di conseguenza il Giudice Sportivo gli aveva inflitto una giornata di squalifica. “Sino a prova contraria siamo in un Paese laico…”, ha commentato il tecnico perugino intervistato dai microfoni del Corriere dello Sport, aggiungendo “Mi sembra tutto così logico e normale quello che ho detto, ma Giordano Bruno per tanti è l’ex centravanti del Napoli…”.



Prima di Cosmi erano passati dalla mannaia del Giudice Sportivo anche Simone Inzaghi, Bryan Cristante, Manuel Lazzari e Gigi Buffon. “La questione è sottile – commenta Giancarlo Dotto sul quotidiano sportivo romano – l’ipocrisia sovrana. Io, giudice, punisco solo le bestemmie che intercetto”.

DOTTO: “CASI TRATTATI IN MANIERA DIFFERENTE”

Proprio così perchè se la bestemmia non è udibile dall’arbitro o dal gruppo dei direttori di gara, ne tanto meno catturata dalle telecamere, passa nel dimenticatoio. “Ne consegue che – commenta ancora Dotto – nella lodevole missione di tutelare il nome di Dio e la sensibilità degli italiani cattolici, si finisce per celebrare il trionfo del Caso, cioè dell’Ingiustizia, ovvero della negazione di Dio. Ce lo vedete Dio che estrae a sorte inferni, paradisi e limbi?”. Ma non finisce qui perchè vi è bestemmia e bestemmia: Cristante, Lazzari e Cosmi sono stati infatti squalificati, mentre Inzaghi se l’è cavata con un’ammenda (così come Buffon), questo perchè le espressioni blasfeme dei primi tre sono state definite “individuabili e udibili senza margini di ragionevole dubbio”, mentre per il tecnico della Lazio si è dovuto indagare. “Sarebbe poi interessante – conclude ancora il giornalista del Corriere dello Sport – aprire un capitolo su quella materia complicatissima che è la ‘parola’, che in certi casi, quando non comunica ma sbotta, è paragonabile allo sfiato innocente di una valvola guasta. Un banale automatismo”.