Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha sottolineato l’esigenza di una legge contro la radicalizzazione dell’Islam in Italia. È quanto si legge nella relazione approvata ieri, nel quale si descrive l’avanzata del fenomeno jihadista nel nostro Paese, che continua a trovare terreno fertile sul web, nelle carceri e nei luoghi di aggregazione islamici. Oltre alla repressione, riferiscono i colleghi di Rai News, l’organismo parlamentare invita “a utilizzare anche strumenti di prevenzione e cooperazione, auspicando che – così come avviene già per il reato di pedopornografia – possa essere punita non solo la diffusione di materiale di propaganda ma anche la sua detenzione”.
Questi i numeri riscontrati nell’ultimo anno lungo lo Stivale (fonte Viminale): “71 persone espulse, 144 foreign fighters monitorati dalle forze di sicurezza. Nelle carceri, invece, ci sono 313 detenuti sottoposti a monitoraggio e suddivisi in tre livelli di attenzione in base alla pericolosità di radicalizzazione: 142 di essi sono classificati di livello alto, 89 di livello medio e 82 di livello basso. Tra di loro le nazionalità maggiormente rappresentate sono quella algerina, 27,16%, e quella marocchina, 25,88%”.
COPASIR CONTRO RADICALIZZAZIONE ISLAM: “ATTENZIONE ANCHE AL WEB”
Detto della situazione difficile nelle carceri, dove prolifera la radicalizzazione dell’Islam, il Copasir ha voluto porre l’accento anche su internet e sui social media, dove avviene buona parte del proselitismo e della radicalizzazione dei soggetti a rischio. Come è stato scritto nella relazione, “nel web, con uno sforzo di coordinamento tra i vari operatori, è necessario intercettare i crogiuoli della propaganda e intervenire fermamente dove il processo di radicalizzazione dei singoli è in corso o è avvenuto”.
Come porre un argine alla propaganda online? Il Copasir suggerisce “programmi utili a contrastare l’indottrinamento che si diffonde prevalentemente nel deep e dark web attraverso la narrativa di influencer, di imam radicali, di lone actor, veri e propri propugnatori di odio verso l’Occidente. Vi è l’esigenza urgente e non più dilazionabile di un intervento legislativo che, anche tenuto conto delle varie iniziative richiamate in precedenza e in analogia a quanto accaduto in altri ordinamenti europei, doti il nostro Paese di una disciplina idonea a contrastare in modo più incisivo il crescente fenomeno della radicalizzazione di matrice jihadista”.