SENTENZA CONTRO LE CARITAS CATTOLICHE, ESCLUSE DALLE ESENZIONI PERCHÈ NON FANNO ATTIVITÀ RELIGIOSE NEL SERVIRE I POVERI
Sarà la Corte Suprema degli Stati Uniti a dover prendere una decisione definitiva in merito allo spinoso e controverso “caso” riguardante le Catholic Charities americane, l’agenzia sotto la Caritas che si occupa di aiuti e servizi sociali di volontariato per i più fragili. Lo scorso marzo, dopo il Tribunale anche la Corte Suprema del Wisconsin aveva negato l’esenzione fiscale all’agenzia, concessa dal Primo Emendamento USA in quanto il servire i poveri «non è un attività o atto religioso».
Sono poi state le motivazioni di quella sentenza a portare la Catholic Charities a muovere ricorso in Corte Suprema federale: in primo luogo, i giudici statali avevano ritenuto il servizio di volontariato di quelle agenzie nella Diocesi di Superior (Wisconsin) non «tipicamente religiosa», dato che «non cerca infondere la fede cattolica nei partecipanti al programma»; in secondo luogo, i servizi concessi dall’agenzia cattolica ai poveri può essere svolta anche da organizzazione laiche, perciò non deve meritare l’esenzione fiscale garantita dalla Costituzione americana.
A seguito di quella sentenza e in attesa di una decisione finale della Corte Suprema USA, la Catholic Charities – informa la Diocesi e la Catholic News Agency americana – è tenuta a versare le tasse a livello statale: saranno ora i giudici del massimo organo politico giuridico degli Stati Uniti a chiarire se il Wisconsin abbia violato le norme sul Primo Emendamento negando esenzioni ad un ente religioso a tutti gli effetti. Il ricorso presentato in agosto 2024 si fonda sulla memoria documentale redatta dalla Conferenza Episcopale del Wisconsin, ove si fa riferimento alla dottrina sociale della Chiesa cattolica stessa: aiutare i poveri e i più bisognosi è pienamente un’attività religiosa, dato che è un «principio fondamentale della fede e un comandamento di Cristo».
I POVERI, IL SERVIZIO E LA GRATUITÀ: COSA INSEGNA IL “CASO CATHOLIC CHARITIES”
Attenzione, la Chiesa americana ribadisce che il comandamento di Cristo «ama il prossimo tuo» è diverso da una semplice filantropia, dato che il concetto stesso di carità cristiana è ben più profondo di quanto non si consideri: «la carità insegnata da Gesù è guardare gli altri attraverso gli occhi di Gesù», vedendo proprio il Signore «nel volto dei poveri». Aiutare l’altro è dunque aiutare se stesso, trovando compimento nell’agire cristiano libero e gratuito. Per questo la Chiesa americana ritiene insensata e scandalosa la decisione dei giudici del Wisconsin, sollevando un caso che rischia di fare giurisprudenza negli Stati Uniti anche ben oltre il Wisconsin.
È un “dovere” quello dell’aiuto ai più poveri e bisognosi, non come categoria “moralista” ma come diretta conseguenza dell’amore di Cristo e per Cristo: su questo la Chiesa fonda il suo ricorso in Corte Suprema, ricordando come le Catholic Charities sono in prima linea per garantire e portare «amore, guarigione e speranza ai membri più vulnerabili della nostra comunità». Venire meno al servizio della carità è come trascurare la liturgia, la parola di Dio e gli stessi Sacramenti: non è dunque una mera questione “fiscale”, ma è il mancato riconoscimento di un’attività pienamente religiosa quella che rischia di passare dalla aule di tribunale “contro” le Caritas.
Con motivazioni meno “alte” ma altrettanto concrete, lo studio legale che cura gli interessi della Catholic Charities contro lo Stato del Wisconsin giudica pienamente ridicolo arrivare e penalizzare le organizzazioni di carità cattolica solo per aver servito sia cattolici che non, «è assolutamente sbagliato come metodo», spiega alla CNA la vicepresidente e consulente senior dello studio legale Becket. Una Corte Suprema federale dove vige la maggioranza conservatrice da anni potrebbe a questo punto ribaltare la sentenza giudicata «assurda» dalla Diocesi cattolica, così come da milioni di cittadini americani che vedono nell’opera caritatevole della Catholic Charities una testimonianza decennale di cosa significhi davvero “aiutare il prossimo come fosse Cristo”.