Il servizio postale degli Usa rischia la bancarotta e il fallimento. Dopo 250 anni di incessante attività, ora è vicino al collasso, e la crisi economica, sanitaria e sociale provocata dal coronavirus, potrebbe essere stata di fatto quella che viene definita “la goccia che fa traboccare il vaso”. In un periodo storico in cui sono in pochissimi a spedire lettere “fisiche”, e in cui il mondo è diventato digitale con miliardi di e-mail spedite ogni giorno, il servizio postale a stelle e strisce ha fatto registrare un buco da ben 20 miliardi di dollari. Della situazione ne è perfettamente a conoscenza l’amministrazione Donald Trump, che durante il piano “Salva America” dello scorso mese di marzo, aveva destinato alle Poste 13 miliardi di dollari. Ma se la situazione non dovesse migliorare, sembra difficile pensare ad una nuova iniezione di liquidità, di conseguenza, da settembre il servizio potrebbe scomparire definitivamente, con tutto ciò che ne consegue. Il tycoon, in un recente intervento, ha comunque fatto capire che non intenderà guardare le poste crollare senza muovere un dito.
SERVIZIO POSTALE USA IN BANCAROTTA? I DEM SPINGONO PER IL SALVATAGGIO
Attraverso Twitter aveva infatti scritto: “Non permetterò mai che il nostro sistema postale fallisca”, aggiungendo comunque che la gestione dell’USPS (United States Postal Service) “è stata un disastro”, sottolineando che il servizio postale non intende aumentare i prezzi per non colpire finanziariamente Jeff Bezos, il secondo uomo più ricco al mondo grazie al suo Amazon. I Democratici, dal loro canto, hanno chiesto un altro intervento straordinario al governo, ben 25 miliardi di dollari, ma Trump ha spiegato che è disposto ad inserire altra moneta ma ad una condizione “Nuovi aiuti solo se aumentano del 400% le consegne”. Un obiettivo tutt’altro che semplice in quanto le poste devono far fronte ad una concorrenza agguerrita come ad esempio Ups, FedEx e via discorrendo. Resta il fatto che di recente Trump ha posto a capo delle poste un suo uomo, Louis DeJoy, un importante finanziatore della campagna politica del miliardario tycoon, nonché in generale del partito Repubblicano, e ciò potrebbe spianare la strada ad un salvataggio del servizio postale.