Boom di nuovi casi di coronavirus in Italia, ma non dobbiamo farci prendere dalla paura. Basta dare uno sguardo ai dati inglesi, diffusi dall’Health National Security Agency. Lo suggerisce il fisico Giorgio Sestili, divulgatore scientifico e studioso di proiezioni epidemiologiche, che parla di dati accurati, anche per via della capacità di sequenziamento dei britannici, che peraltro hanno un vantaggio di un mese rispetto all’Italia. “Sulle ospedalizzazioni abbiamo buone notizie seppure all’interno di un contesto in peggioramento per l’alto numero di contagi“, dichiara nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Dunque, la variante Omicron del coronavirus è più contagiosa, ma sembra meno letale.



Non per i non vaccinati. “La differenza con i vaccinati rispetto al rischio contagio sfuma a 3,5 volte, cioè i non coperti hanno 3,5 volte di più il rischio di contrarlo, ma decolla per le forme gravi. Chi prende Omicron e non è coperto rischia 17 volte di più il ricovero rispetto a chi ha fatto tre dosi, 20 volte di più di finire in terapia intensiva, 19 volte di più di morire secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità“.



PERCHÉ DUE DOSI NON BASTANO CONTRO OMICRON

C’è una percentuale di rischio anche per chi ha avuto solo una o due dosi, anche con intervallo superiore ai 4 mesi. Questo perché a oltre sei mesi dalla seconda dose, l’efficacia vaccinale scende al 52% con Omicron contro 80% per Delta. “Significa che, con Omicron, il rischio di ospedalizzare sale del 28% per chi il richiamo l’ha fatto in estate a prescindere dal preparato. Entro i 6 mesi dal richiamo lìefficacia sale invece al 72%. Parliamo sempre, preciso, di ricoveri ordinari“, spiega Giorgio Sestili. Quindi, i vaccini proteggono contro la forma grave di Covid, meno dal rischio contagio, anche perché la variante è diversa. Quindi, Omicronbuca le prime due dosi, in sostanza“. Per quanto riguarda AstraZeneca, i vaccinati con doppia dose hanno una protezione del 35% contro Omicron (85% contro Delta), che però “si annulla nel giro di 15-19 settimane“.



LE PREVISIONI SUI RICOVERI

Il timore legato al boom di casi per la variante Omicron è però legato al rischio di occupazione dei posti letto in ospedale. “Senza un’inversione della curva manca poco più di un mese ai picchi delle altre ondate, anzi forse meno considerando che i ricoveri hanno una dinamica ritardata di una settimana rispetto ai contagi“, la previsione di Giorgio Sestili. L’aspetto chiave è il tasso di positività. “Ritengo che i casi possano essere sottostimati perché la velocità con cui crescono i contagi è superiore alla crescita della nostra capacità di testing, anche se ormai viaggiamo a oltre 1 milione di tamponi al giorno. In più l’affidabilità degli antigenici è scarsa. Con Omicron hanno minore sensibilità“. Solo tre dosi di vaccino ci proteggono, dunque, dalla variante Omicron.