Sethu, vero nome e curiosità: perché ha scelto nome d’arte

Sethu, il cui vero nome è Marco De Lauri, è pronto a salire sul palcoscenico del Festival di Sanremo 2023 con la canzone “Cause perse“. Ci sarà con lui un pezzo di famiglia, il fratello gemello Jiz (Giorgio De Lauri) che lo accompagna alla chitarra elettrica. «Non ci sono aspetti negativi ma a volte è dura». Tra le curiosità c’è il caschetto corvino con la mini frangia e il suo look dark: perché Sethu si veste sempre di nero? Lo fa da anni e per un motivo ben preciso: «Io mi sono sempre vestito di nero perché mi piacciono le maglie delle band». Invece per quanto riguarda il caschetto: «L’ho fatto a caso, io avevo i capelli lunghissimi. Avevo visto una foto di un giapponese, avevo voglia di cambiare in quel periodo. Ecco perché mi sono fatto i capelli così».

C’è anche un motivo ben preciso per il quale Marco De Lauri non si fa chiamare col suo vero nome, ma Sethu, scelto come nome d’arte. Infatti, deriva da un gruppo death metal, anche se a lui piace spaziare da generi come punk e trap. All’inizio però si chiamava Nor, poi ha dovuto cambiare nome perché a Savona c’era un altro rapper con lo stesso nome. Allora ha scelto Sethu, dall’album “At the gate of Sethu” dei Nile.

Curiosità su Sethu, dai titoli delle canzoni al rapporto con la tv

Tra le curiosità che riguardano Sethu ci sono i titoli delle canzoni del suo album, davvero particolari: Sottoterra, Funerale, Cause perse… Una «voglia di esorcizzare» che si unisce alla voglia di usare un linguaggio un po’ dark. D’altra parte, ci sono tematiche un po’ pesanti in alcune canzoni. Di sicuro, è un’evoluzione di quelli che venivano chiamati Emo. «Dei goth, dei dark. Sono un po’ un’evoluzione, bisogna vedere se positiva o negativa». A Sethu non piace guardare molto la televisione, che spiega con una questione di distanza generazionale. Ci è cresciuto da piccolo, guardando cartoni e Dragon Ball, poi ha smesso, preferendo internet, ma dedicandosi alla tv quando arrivano Sanremo, Mondiali e partite. Infine, c’è la questione delle scritte sulle mani: come la frase di Ovidio, “Né con te né senza te“, che rappresenta il suo rapporto con ciò che fa stare meglio Sethu, cioè la musica, che lo porta a confrontarsi con se stesso in una continua battaglia. Una passione e maledizione.