Non solo il santone Kadir. Le sette religiose sono sempre esistite e negli anni hanno attirato e distrutto migliaia e migliaia di giovani. Maurizio Alessandrini da ventitré anni non vede suo figlio Fabio, vittima proprio di una setta: “Purtroppo è sparito il 23 giugno del 2000 da Rimini, dopo aver frequentato per cinque-sei mesi un gruppo che sembrava essere di preghiera. Era un gruppo esoterico che ha portato al distacco totale da tutto il suo mondo precedente, amicale e familiare. Era stato lasciato dalla sua ragazza e ha incontrato questa santona e da lì è cominciato tutto” racconta a “Sabato in diretta”.
“Stava passando un periodo di sofferenza e aveva accompagnato la mamma, sofferente di una malattia, in questa casa di preghiera. Lì questa donna lo aveva notato perché era alto e con gli occhi verdi: allora lo aveva preso in disparte e gli aveva fatto la radiografia della sua vita. Così mio figlio era arrivato a parlare di un risarcimento che la mamma attendeva. A nostra insaputa ha cominciato a frequentare quella casa e da lì non è più uscito. Mio figlio ha cominciato un andirivieni nel fine settimana per frequentare questo posto” spiega il papà.
Sette religiose, il papà di una vittima: “Ne parlava pochissimo”
Maurizio Alessandrini, papà di Fabio, vittima di una setta religiosa, spiega a “Sabato in Diretta”: “Mio figlio viveva con la mamma, io ero già risposato. La mamma lo vedeva cambiato ma lui non parlava mai in maniera concreta di cosa avvenuto in quel luogo perché c’era segretezza, fa parte delle tecniche che servono a inserire gli adepti nelle sette religiose, fa parte dei principi di comportamento. Si fa sentire speciale la persona, come in un gruppo di eletti. Lui ne parlava pochissimo”.
“È stato cinque notti e cinque giorni senza mangiare né dormire – spiega ancora il papà di Fabio – Dopo di che hanno fatto una festa per festeggiare la fine del digiuno e questo gli ha provocato delle allucinazioni che veniva interpretato come un premio per il sacrificio”.