I giapponesi hanno un rapporto particolare con la spiritualità, e questa particolarità sembra essere un terreno fertile per associazioni e sette religiose. È quanto emerge da un’analisi di Pio d’Emilia per Il Messaggero, che scrive, citando il gesuita padre Giuseppe Pittau: “nei giapponesi c’è un alto senso della spiritualità, ma anche tanta diffidenza nei confronti delle religioni costituite, quelle che impongono di seguire un certo percorso, credere in certi principi, e che prevedono condanne e ricompense”.



Secondo padre Giuseppe Pittau, che in vita è stato anche rettore della Sophia University di Tokyo, “i giapponesi sono un popolo sostanzialmente laico, amano le tradizioni, le liturgie, le occasioni per far festa: ma non sopportano i dogmi. Impossibile, per noi cristiani, imporre concetti come il peccato originale, la verginità di Maria, la santissima Trinità. E soprattutto l’idea dell’inferno, l’eterna dannazione”. Proprio per questo motivo sarebbero sempre di più le “associazioni religiose”, oltre 180mila in tutto il Paese, tra cui anche vere e proprie sette religiose. In Giappone, infatti, esiste un’associazione “vittime delle vendite spirituali”, fondata dall’avvocato Hiroshi Yamauchi, che protegge e rappresenta migliaia di persone che sono state indotte a effettuare acquisti o versamenti. Ma il problema dell’influenza di queste sette di estenderebbe anche alla sfera politica.



Sette religiose in Giappone, scambio voti e soldi a 176 parlamentari

Secondo un sondaggio a cura di Nikkei, citato da Il Messaggero, il 68% dei giapponesi intervistati ha affermato di non essere seguace di alcun movimento religioso. Tra gli altri, invece, il 12% si è definito buddhista, il 2,2% cristiano e l’1,5% shintoista. Nel Paese, una legge risalente al dopoguerra garantisce la libertà di culto e ha consentito il proliferare di sette e associazioni religiose, che possono contare milioni di adepti oppure appena poche persone. Tutte loro possono svolgere regolarmente attività di proselitismo e anche raccogliere fondi, su cui non si pagano tasse e che spesso finanziano la politica giapponese.



A livello politico, infatti, 176 parlamentari giapponesi hanno dichiarato di avere dei legami con  alcune sette, principalmente per ricevere più voti. 2 di loro hanno ricevuto anche finanziamenti, pari circa a 300 euro. In particolare, si legge su Il Messaggero, l’associazione laica buddhista Soka Gakkai porta milioni di voti al partito Komei, attualmente al governo, fornendo anche personale durante le campagne elettorali. Anche la Chiesa Unificata è piuttosto influente, al punto da portare l’ex segretario particolare del premier Kishida da 80mila preferenze a 165mila.