Il Governo di Giorgia Meloni potrebbe aprire alla settimana corta a lavoro. Ad annunciarlo è stato Claudio Durigon, sottosegretario leghista che in passato è stato anche sindacalista dell’Ugl: “Sono favorevole a strumenti per incentivare la contrattazione collettiva e aziendale sperimentando la riduzione dell’orario a parità di salario e produttività. Cosa peraltro già avvenuta in alcune aziende e per alcuni contratti”, ha affermato a La Stampa.



Una posizione che avvicina l’esecutivo anche all’opposizione. I pareri del centrodestra sul tema finora erano stati piuttosto duri, ma Durigon ha parzialmente cambiato gli scenari. Un fenomeno che ha stupito persino Elly Schlein e l’intero Pd: “L’apertura del Governo è positiva. Noi abbiamo già depositato una proposta e siamo pronti a discuterne”, ha scritto in una nota. La settimana corta tuttavia è ancora ben lontana dall’essere definitivamente approvata, anche se in alcune aziende è già diventata realtà. Anche se nessuno l’ha mai imposta obbligatoriamente. Tra le aziende che stanno sperimentando in questa modalità c’è Intesa Sanpaolo, che propone quattro giorni di lavoro per nove ore ciascuno. Alcuni dipendenti apprezzano, altri preferiscono gli orari classici.



Settimana corta, le ipotesi del Governo per approvarla

Una delle ipotesi che il Governo sta prendendo in considerazione per l’introduzione della settimana corta a lavoro è quella di concedere degli sconti contributivi per incentivare i contratti di questo genere. L’opposizione in tal senso si è mossa in anticipo, tanto che ci sono già tre proposte in merito sul tavolo. Il Pd con uno sconto del 30% dei contributi da versare, il M5S in modo simile con un limite di 750 milioni l’anno e un esonero contributivo fino a 8 mila euro l’anno. Infine, c’è quella di Verdi e Sinistra Italiana, che vorrebbero impieghi di 34 ore con un fondo da finanziare con una patrimoniale per chi ha una ricchezza cumulata superiore ai 3 milioni di euro.



Il centrodestra vuole sicuramente limitare le spese sulla base delle condizioni di finanza pubblica, che sono ancora tutte da verificare. Il fatto che le audizioni sul tema siano già state avviate, tuttavia, rappresenta un passo importante.