Se ne parla già da tempo in Europa, e alcune aziende di alcuni paesi europei vi hanno già aderito. In Italia invece l’idea della settimana corta lavorativa è sempre stata vista, finora, con scetticismo. Ora invece spunta una proposta concreta, che trova il proprio fondamento in uno studio pubblicato di recente dall’Università di Cambridge.



Lavorare 4 giorni a settimana anziché 5, conservando lo stesso stipendio, sembrerebbe apportare benefici, sia al singolo lavoratore che all’impresa. L’aspetto stipendiale però, sebbene nell’idea sarebbe da mantenere invariato, potrebbe non essere garantito in ogni azienda, con la possibilità di una piccola riduzione in busta paga. I dettagli comunque andrebbero definiti in un momento successivo, solo se la proposta andasse in porto.



Su questa metodologia di lavoro il report scaturito dallo studio di Cambridge ha avuto riscontri positivi. Su 61 aziende con circa 2.900 dipendenti su cui è stata condotta la sperimentazione il risultato è stato una diminuzione dell’ansia e dello stress sui lavoratori, con un conseguente miglioramento della salute fisica e mentale. A ciò va anche aggiunta una migliore gestione di vita sociale e lavoro.

Settimana corta in Italia: necessario confronto con Governo e parti sociali

In Italia sono ancora poche le aziende che autonomamente hanno adottato la settimana corta. Una vera e propria iniziativa governativa in questo senso però non è ancora stata adottata. Non sono mancate negli ultimi anni proposte di legge dalle varie compagini politiche, che però non sono mai andate in porto.



È notizia però di questi giorni la proposta del sindacato Fim CISL, che vorrebbe aprire un dialogo col Governo e le parti sociali per introdurre, seppur inizialmente in via sperimentale, la settimana corta anche in Italia. Nello specifico Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl, il 21 febbraio 2023 ha lanciato un appello tramite un comunicato stampa, volendo puntare su “nuovi equilibri e migliori risultati”, e rendendo “il lavoro maggiormente sostenibile e flessibile verso i bisogni delle persone”.

Questa iniziativa avrebbe anche, tra i benefici, risvolti positivi in termini di produttività ed efficienza.

Per mettere in campo questo progetto, la Fim CISL vorrebbe coinvolgere nei prossimi mesi alcune imprese del comparto dei metalmeccanici e avviare percorsi sperimentali, lavorando per gradi. L’idea sarebbe di iniziare da pochi stabilimenti per capire la portata dell’intervento e adottare interventi mirati.