Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive e tropicali presso l’ospedale policlinico San Martino di Genova, si è messo a nudo sulle colonne del settimanale “Chi”, parlando per una volta di se stesso e non del Coronavirus, argomento purtroppo sempre d’attualità da un anno a questa parte e che vede nel professore ligure uno degli esperti più richiesti dalle televisioni e più apprezzati dal pubblico a casa. Sono il sogno che avevo da bambino: un infettivologo – ha esordito Bassetti –. I miei amici non erano gli eroi dei fumetti, ma virus, batteri, funghi, protozoi. Quando poi mi sono iscritto all’università, io e lo stafilococco ci conoscevamo da parecchio tempo”.



Il cinquantenne ha rivelato di essere cresciuto affiancato da una famiglia meravigliosa e un padre importante, infettivologo come me. Lui maestro, io allievo. Era una autorità, ancora oggi si studia sui suoi libri. Da bambino mi portava a congressi e conferenze. Non capivo nulla, come se parlassero in arabo o fenicio, ma tra me e me mi dicevo: un giorno capirò. Vantaggi? Solo nei geni che mi ha tramandato. Per il resto, ho dovuto sgobbare il doppio dei miei colleghi per essere all’altezza”.



MATTEO BASSETTI: “ASCOLTAVO GINO PAOLI, CREDO IN DIO”

Matteo Bassetti ha poi rivelato a “Chi” che da adolescente ascoltava la musica degli Europe, ma “in segreto ascoltavo Gino Paoli. Abitava a cinquanta metri da casa nostra, lo vedevo uscire dal cancello con superauto e con superdonne”. Poi, un riferimento alla sua dolce metà, Maria Chiara, incontrata nel 2001: “Ma tutto subito non volevo legami, ero nel pieno della carriera. L’anno successivo ci siamo fidanzati, sei mesi dopo le ho chiesto di sposarmi e dopo altri sei mesi, l’1 giugno 2003, eravamo marito e moglie. Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, ma ci amiamo ancora tanto”. Da tanti Bassetti è considerato sex symbol (“leggenda inventata da voi giornalisti, ma che male c’è?”), ma lui stravede solo per sua moglie e i suoi figli Dante e Francesco, che sognano di fare il chirurgo plastico e l’infettivologo. Dal suo passato, poi, spuntano esperienze da arbitro di calcio (dai 16 ai 33 anni, fino al debutto in Serie D) e una sorella vittoriosa nello sci alpino (“Io arrancavo con pessimi risultati sulle piste di Prato Nevoso”). Infine, un riferimento alla religione: “Credo fortemente nell’Aldilà, prego. E, quando prego, parlo con i miei genitori, dedico loro i miei pensieri e tutte le cose belle che mi capitano”.

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