Nel dicembre scorso a Corinaldo morivano cinque ragazzi e una mamma per colpa dello spray urticante spruzzato in grande quantità su una folla che, accalcandosi, aspettava il concerto di Sfera Ebbasta.

In seguito i sei ragazzi accusati di far parte della gang che ha compiuto il misfatto – più, forse, un settimo uomo – sono stati individuati e catturati, le loro telefonate intercettate e ascoltate. La giustizia sta facendo il proprio corso e tutti ci aspettiamo per i ragazzotti ventenni una pena esemplare.



La gang pare agisse in maniera sistematica. Spruzzava lo spray urticante, innescava la paura e, profittando del caos, praticava dei furti preordinati in cui ciascuno dei membri operava in squadra, con ruoli precisi. Come i lupi che creano una situazione in cui la preda può andare in difficoltà e poi la attaccano in branco.



Eravamo già tutti rimasti sgomenti dalla totale assenza di empatia per il crimine commesso che si evidenziava dai loro discorsi telefonici, ma ora si aggiunge un particolare piccolo ma agghiacciante.

Quella notte tra il 7 e l’8 dicembre, mentre tornavano proprio dalla Lanterna Azzurra, i giovani erano passati per un autogrill dove avevano incontrato Sfera Ebbasta. Del tutto indifferenti al sangue che le loro gesta avevano causato, erano andati a caccia di un selfie con il rapper comportandosi come nulla fosse, come fossero un fan qualsiasi che incontra il proprio cantante preferito.

La clip era stata postata su Instagram da uno dei giovani indagati, Ugo Di Puorto, che poi l’aveva rimossa. Lo ripeto: secondo l’accusa, Di Puorto aveva appena spruzzato il peperoncino che aveva causato la morte di sei persone ma non sentiva nessun ostacolo interiore, nessuna difficoltà, ad andare dal rapper. Ebbasta esclama: “Yeah, the king, Sfera Ebbasta” e mima il gesto del cucirsi la bocca con dietro il fan Ugo che dice: “Sta facendo i soldi mentre voi parlate, parlate, guardatelo”: e tutti quelli della comunità virtuale, occasionale, effimera, creata dai social, erano lì, pronti magari a mettere il proprio like.



Ieri Sfera Ebbasta ha ovviamente preso le distanze dall’episodio dicendo di incontrare migliaia di persone ogni giorno che gli chiedono una foto e che provava schifo all’idea “di aver incontrato anche uno di quei pezzi di m…”.

Speriamo che l’analisi di Sfera non si fermi a quel livello, come non si deve fermare a quel livello neppure la nostra. Chi ha causato la morte di sei persone a Corinaldo? Non certo la musica di Ebbasta ma un insieme di cose. Aver venduto biglietti più del limite consentito, la consumazione di alcol fino a tarda notte da parte di minorenni e, infine, la gang dei “ragazzotti”: che non sono dei ventenni sfaccendati ma “lupi”, persone capaci di  pianificare e coordinare un’azione di ladri e/o spacciatori.

Al di là della musica, che cosa dicono le parole delle canzoni di Sfera Ebbasta? Parlano di emozioni allo stato brado, di potere e di piacere. Di Puorto, nella clip, non inneggia a sentimenti quali la gloria o l’amore ma va diretto al punto: i soldi. “Voi parlate mentre Sfera fa i soldi”. Gli stessi soldi che lui cercava di fare provocando stragi. Cos’ha pensato di queste parole chi ha curato il video di Di Puorto? Che cosa ci dicono le canzoni di Sfera Ebbasta e di altri come lui? Perché i nostri giovani le ascoltano?

Sono pochi quelli che inneggiano convintamente a quei contenuti, ma sono tantissimi quelli che pensano che noi adulti condanniamo solo a parole il potere e il piacere di cui parla Sfera Ebbasta: li condanniamo ma poi, in modo più subdolo e sottile di Sfera, facciamo come lui: potere e piacere. Diciamo delle cose ma spesso facciamo il contrario. Invece Sfera Ebbasta “almeno è coerente”: così dicono gli adolescenti che lo ascoltano. Pensiamoci.